La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15149/2025 della Quinta Sezione Penale, ha fornito un importante chiarimento sul calcolo del termine per la presentazione della querela, stabilendo un principio fondamentale: la decorrenza del termine deve considerarsi “differita” quando la persona offesa necessita di tempo per esaminare la documentazione acquisita al fine di acquisire piena consapevolezza dell’illiceità penale del fatto.
Il Caso: infedeltà patrimoniale in una Cooperativa Edilizia
La vicenda riguardava un caso di infedeltà patrimoniale (art. 2634 cod. civ.) all’interno della cooperativa edilizia, dove gli amministratori erano accusati di aver costituito una società in conflitto di interessi e di averle affidato incarichi per oltre 400.000 euro.
La Corte d’Appello di Roma aveva dichiarato il non doversi procedere per tardività della querela, ritenendo che il termine decorresse dal 6 novembre 2017, quando la documentazione era stata messa a disposizione durante una riunione del consiglio di amministrazione. La querela, presentata il 15 febbraio 2018, sarebbe quindi risultata tardiva poiché l’art. 124 del Codice Penale stabilisce che “salvo che la legge disponga altrimenti, il diritto di querela non può essere esercitato, decorsi tre mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce il reato“. Secondo la Corte d’Appello, dal 6 novembre 2017 al 15 febbraio 2018 erano trascorsi oltre tre mesi (più di 100 giorni), rendendo la querela intempestiva.
Il Principio della Decorrenza Differita
La Cassazione ha censurato questa impostazione, ribadendo un principio consolidato ma spesso trascurato nella prassi: il termine per la querela non decorre automaticamente dalla mera consegna della documentazione, ma dalla piena acquisizione della consapevolezza dell’illiceità penale.
Come chiarito dalla Suprema Corte:
“La decorrenza del termine per la presentazione della querela è differita quando la persona offesa deve compiere accertamenti al fine di acquisire la consapevolezza della illiceità penale del fatto (pur se questo si protragga solo per il tempo strettamente necessario al compimento di tali verifiche)”
Tempo Ragionevole per l’Esame
Un aspetto particolarmente significativo della sentenza riguarda il riconoscimento del diritto a un tempo ragionevole per l’analisi della documentazione. La Corte ha specificato che:
- È “errato e congetturale” fissare il dies a quo nella data di consegna della documentazione
- Devono essere concessi “quantomeno alcuni giorni” per un esame esaustivo
- Anche “una decina di giorni” può essere considerato un tempo ragionevole
- È legittimo richiedere documentazione aggiuntiva per confermare l’ipotesi di reato
Nel caso specifico, la richiesta di documentazione bancaria del 4 gennaio 2018 era stata considerata dalla Cassazione come parte del legittimo processo di accertamento, non come mero tentativo dilatorio.
Implicazioni Pratiche per la Difesa
Questa pronuncia ha importanti ricadute pratiche:
- Per le vittime di reato: possono prendersi il tempo necessario per analizzare adeguatamente la documentazione prima di presentare querela;
- Per la difesa: l’eccezione di tardività della querela deve essere supportata da prove concrete sui tempi di acquisizione della consapevolezza dell’illecito;
- Per i giudici: devono valutare caso per caso la ragionevolezza dei tempi impiegati per l’esame della documentazione.
La Distribuzione dell’Onere della Prova
La sentenza richiama inoltre il consolidato principio per cui l’onere di provare la tardività della querela grava su chi la eccepisce, non sulla persona offesa. Questo significa che non basta dimostrare la data di consegna della documentazione, ma occorre provare che in quella data si sia acquisita piena consapevolezza dell’illiceità del fatto.
Conclusioni
La sentenza n. 15149/2025 rappresenta un importante presidio per i diritti delle persone offese, riconoscendo che la complessità di molti reati (soprattutto economici) richiede tempo per essere adeguatamente compresa e valutata. Il principio della decorrenza differita tutela il diritto di accesso alla giustizia, evitando che la mera consegna formale di documenti possa precludere l’esercizio dell’azione penale.
Come Avvocato Penalista con esperienza in reati patrimoniali, economici e societari, questa sentenza evidenzia e conferma l’importanza di una strategia difensiva articolata che tenga conto dell’evoluzione giurisprudenziale sui termini processuali.
La difesa in questi procedimenti richiede:
- 🎯Analisi approfondita dei tempi di acquisizione della documentazione e della consapevolezza dell’illecito
- 🎯Valutazione della complessità del caso per determinare la ragionevolezza dei tempi di esame
- 🎯Strategia probatoria mirata sull’onere della prova della tardività della querela
- 🎯Tempestività nell’azione per la tutela dei diritti dell’assistito
Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio o prenotare una consulenza legale on-line:
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