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Decorrenza Differita del Termine per la Presentazione della Querela: la Cassazione conferma il Diritto al Tempo per l’Esame della DocumentazioneDecorrenza Differita del Termine per la Presentazione della Querela: la Cassazione conferma il Diritto al Tempo per l’Esame della Documentazione
02/07/2025La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15149/2025 della Quinta Sezione Penale, ha fornito un importante chiarimento sul calcolo del termine per la presentazione della querela, stabilendo un principio fondamentale: la decorrenza del termine deve considerarsi “differita” quando la persona offesa necessita di tempo per esaminare la documentazione acquisita al fine di acquisire piena consapevolezza dell’illiceità penale del fatto. Il Caso: infedeltà patrimoniale in una Cooperativa Edilizia La vicenda riguardava un caso di infedeltà patrimoniale (art. 2634 cod. civ.) all’interno della cooperativa edilizia, dove gli amministratori erano accusati di aver costituito una società in conflitto di interessi e di averle affidato incarichi per oltre 400.000 euro. La Corte d’Appello di Roma aveva dichiarato il non doversi procedere per tardività della querela, ritenendo che il termine decorresse dal 6 novembre 2017, quando la documentazione era stata messa a disposizione durante una riunione del consiglio di amministrazione. La querela, presentata il 15 febbraio 2018, sarebbe quindi risultata tardiva poiché l’art. 124 del Codice Penale stabilisce che “salvo che la legge disponga altrimenti, il diritto di querela non può essere esercitato, decorsi tre mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce il reato“. Secondo la Corte d’Appello, dal 6 novembre 2017 al 15 febbraio 2018 erano trascorsi oltre tre mesi (più di 100 giorni), rendendo la querela intempestiva. Il Principio della Decorrenza Differita La Cassazione ha censurato questa impostazione, ribadendo un principio consolidato ma spesso trascurato nella prassi: il termine per la querela non decorre automaticamente dalla mera consegna della documentazione, ma dalla piena acquisizione della consapevolezza dell’illiceità penale. Come chiarito dalla Suprema Corte: “La decorrenza del termine per la presentazione della querela è differita quando la persona offesa deve compiere accertamenti al fine di acquisire la consapevolezza della illiceità penale del fatto (pur se questo si protragga solo per il tempo strettamente necessario al compimento di tali verifiche)” Tempo Ragionevole per l’Esame Un aspetto particolarmente significativo della sentenza riguarda il riconoscimento del diritto a un tempo ragionevole per l’analisi della documentazione. La Corte ha specificato che: È “errato e congetturale” fissare il dies a quo nella data di consegna della documentazione Devono essere concessi “quantomeno alcuni giorni” per un esame esaustivo Anche “una decina di giorni” può essere considerato un tempo ragionevole È legittimo richiedere documentazione aggiuntiva per confermare l’ipotesi di reato Nel caso specifico, la richiesta di documentazione bancaria del 4 gennaio 2018 era stata considerata dalla Cassazione come parte del legittimo processo di accertamento, non come mero tentativo dilatorio. Implicazioni Pratiche per la Difesa Questa pronuncia ha importanti ricadute pratiche: Per le vittime di reato: possono prendersi il tempo necessario per analizzare adeguatamente la documentazione prima di presentare querela; Per la difesa: l’eccezione di tardività della querela deve essere supportata da prove concrete sui tempi di acquisizione della consapevolezza dell’illecito; Per i giudici: devono valutare caso per caso la ragionevolezza dei tempi impiegati per l’esame della documentazione. La Distribuzione dell’Onere della Prova La sentenza richiama inoltre il consolidato principio per cui l’onere di provare la tardività della querela grava su chi la eccepisce, non sulla persona offesa. Questo significa che non basta dimostrare la data di consegna della documentazione, ma occorre provare che in quella data si sia acquisita piena consapevolezza dell’illiceità del fatto. Conclusioni La sentenza n. 15149/2025 rappresenta un importante presidio per i diritti delle persone offese, riconoscendo che la complessità di molti reati (soprattutto economici) richiede tempo per essere adeguatamente compresa e valutata. Il principio della decorrenza differita tutela il diritto di accesso alla giustizia, evitando che la mera consegna formale di documenti possa precludere l’esercizio dell’azione penale. Come Avvocato Penalista con esperienza in reati patrimoniali, economici e societari, questa sentenza evidenzia e conferma l’importanza di una strategia difensiva articolata che tenga conto dell’evoluzione giurisprudenziale sui termini processuali. La difesa in questi procedimenti richiede: 🎯Analisi approfondita dei tempi di acquisizione della documentazione e della consapevolezza dell’illecito 🎯Valutazione della complessità del caso per determinare la ragionevolezza dei tempi di esame 🎯Strategia probatoria mirata sull’onere della prova della tardività della querela 🎯Tempestività nell’azione per la tutela dei diritti dell’assistito Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio o prenotare una consulenza legale on-line: Per richiedere un appuntamento con me: Consulenza Legale in Studio Consulenza Legale On-Line Tags: #querela #termine #decorrenza #cassazione #reati-economici #infedeltà-patrimoniale #diritto-penale #avvocatopenalistaancona #documentazione #avvocatocassazionistaancona #dies-a-quo […] Read more…
La Responsabilità dell’Infermiere nel Triage Pronto Soccorso: quando l’Errore di Valutazione diventa Colpa.La Responsabilità dell’Infermiere nel Triage Pronto Soccorso: quando l’Errore di Valutazione diventa Colpa.
01/07/2025Introduzione La recente sentenza della Cassazione Penale, Sezione IV, n. 15076 del 2025, offre importanti spunti di riflessione sulla delicata questione della responsabilità penale dell’infermiere addetto al triage ospedaliero. Il caso analizzato dalla Suprema Corte evidenzia come un errore di valutazione nella fase di accoglienza del paziente possa configurare il reato di omicidio colposo. Che cos’è il Triage: Definizione e Funzione Il triage (dal francese “trier”, che significa “scegliere” o “selezionare”) è un sistema di valutazione e classificazione dei pazienti che si presentano al pronto soccorso, basato sulla gravità delle loro condizioni cliniche e sull’urgenza del trattamento necessario. Obiettivi del Triage Il sistema di triage persegue tre obiettivi fondamentali: Identificazione rapida dei pazienti in condizioni critiche che necessitano di intervento immediato Ottimizzazione delle risorse sanitarie disponibili Riduzione dei tempi di attesa per i casi più urgenti I Codici di Priorità Il triage italiano utilizza un sistema a cinque codici colore: Codice Rosso (Emergenza): Pericolo di vita immediato – accesso diretto Codice Giallo (Urgenza): Condizioni potenzialmente pericolose – attesa massima 30 minuti Codice Verde (Urgenza differibile): Condizioni non pericolose – attesa fino a 120 minuti Codice Azzurro (Non urgenza): Condizioni minori – attesa fino a 240 minuti Codice Bianco (Non urgenza): Condizioni che non richiedono prestazioni di pronto soccorso Il Ruolo dell’Infermiere di Triage L’infermiere addetto al triage ha la responsabilità di: Valutare rapidamente le condizioni del paziente Assegnare il codice di priorità appropriato Monitorare i pazienti in attesa Rivalutare periodicamente le condizioni cliniche Attivare tempestivamente il personale medico quando necessario Questa funzione richiede competenze specifiche, formazione continua e capacità di decisione rapida in situazioni di stress. I Fatti del Caso La vicenda riguarda un infermiere che, durante il turno di triage presso il pronto soccorso, aveva assegnato un codice di priorità inadeguato a un paziente che successivamente è deceduto. La Corte di Appello aveva confermato la condanna per omicidio colposo, ritenendo che l’infermiere avesse violato le linee guida e i protocolli ospedalieri nella valutazione iniziale del paziente. La Posizione della Cassazione La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’infermiere, confermando la responsabilità penale. I giudici hanno chiarito alcuni principi fondamentali: 1. Autonomia Professionale e Responsabilità L’infermiere addetto al triage gode di autonomia professionale nella valutazione dei pazienti, ma questa autonomia comporta una corrispondente responsabilità. Non può invocare l’assenza di supervisione medica diretta per escludere la propria colpevolezza. 2. Standard di Diligenza Richiesto Il parametro di valutazione è quello dell’infermiere modello, dotato delle competenze specifiche richieste per il ruolo di triage. L’errore diventa penalmente rilevante quando si discosta significativamente dagli standard professionali consolidati. 3. Protocolli e Linee Guida Il rispetto dei protocolli ospedalieri e delle linee guida nazionali costituisce elemento essenziale per escludere la colpa. La loro violazione, se causalmente collegata all’evento lesivo, può fondare la responsabilità penale. Implicazioni Pratiche per gli Infermieri Formazione Continua La sentenza sottolinea l’importanza di una formazione specifica e aggiornata per gli infermieri addetti al triage. La competenza professionale deve essere costantemente mantenuta attraverso corsi di aggiornamento e training specifici. Documentazione dell’Attività È fondamentale documentare accuratamente ogni valutazione effettuata, motivando le scelte adottate e registrando tutti gli elementi clinici rilevanti osservati. Collaborazione con il Team Medico Pur nell’autonomia del proprio ruolo, l’infermiere deve saper riconoscere i propri limiti e richiedere tempestivamente la consulenza medica nei casi dubbi o complessi. Considerazioni sulla Responsabilità Ospedaliera La sentenza tocca anche il tema della responsabilità della struttura sanitaria nell’organizzazione del servizio di triage. L’ospedale deve garantire: Protocolli chiari e aggiornati Formazione adeguata del personale Supervisione appropriata Dotazioni strumentali idonee Conclusioni La pronuncia della Cassazione conferma l’orientamento giurisprudenziale che riconosce piena autonomia e responsabilità professionale all’infermiere di triage. Questo comporta la necessità di: Elevare gli standard formativi specifici per questa funzione Implementare sistemi di qualità per il monitoraggio delle performance Rafforzare la collaborazione tra personale infermieristico e medico Aggiornare costantemente protocolli e procedure La responsabilità penale dell’infermiere non deve essere vista come una minaccia, ma come il riconoscimento del valore e dell’importanza professionale del ruolo. Tuttavia, questo riconoscimento deve essere accompagnato da adeguate tutele formative e organizzative da parte delle strutture sanitarie. La Mia Attività Professionale come Avvocato Penalista ad Ancona Come Avvocato Cassazionista con esperienza ventennale in diritto penale, esercito la mia professione prevalentemente davanti al Tribunale e alla Corte d’Appello di Ancona, garantendo ai miei assistiti una difesa tecnica aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali. Esperienza in Ambito Sanitario Nell’ambito della responsabilità penale sanitaria, con consolidata esperienza mi occupo di: Delitti contro la persona: lesioni personali colpose e dolose in ambito sanitario Omicidio colposo per errore medico o infermieristico Responsabilità professionale di medici, infermieri e operatori sanitari Violazione di protocolli e linee guida sanitarie Difesa in procedimenti per malasanità Servizi Legali con Esperienza Consolidata Assistenza Completa nei Procedimenti Penali: Misure cautelari personali e reali Investigazioni difensive Costituzione di parte civile Giudizio abbreviato e patteggiamento Dibattimento di primo grado Appello e ricorso per Cassazione Consulenza Legale 🎯Analisi immediata del caso specifico;🎯 Strategia processuale personalizzata;🎯Tutela completa dei vostri diritti. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. 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Dal 1° agosto al 31 agosto operativa la sospensione dei termini ferialiDal 1° agosto al 31 agosto operativa la sospensione dei termini feriali
24/06/2025Quando “chiudono” i Tribunali? No, d’estate i Tribunali non chiudono. Per legge i Tribunali (o meglio, le cancellerie e segreterie giudiziarie) debbono essere aperti al pubblico per “cinque ore nei giorni feriali, secondo l’orario stabilito dai capi degli uffici giudiziari” (art. 162, Legge 1196 del 1960). Anche d’estate. Tuttavia, dal 1° agosto fino al 31 agosto di ogni anno opera semplicemente la sospensione dei termini processuali. Non si tratta di una chiusura (i Tribunali sono aperti tutti i giorni, d’estate e d’inverno) ma di una “tregua” disposta dagli artt. 91 e 92 del R.D. 12/1941 e, più specificatamente, dalla legge 742/1969, così come recentemente modificate dal decreto legge 132/2014. In cosa consiste la sospensione dei termini feriali? L’art. 1 della legge 742 del 1969 dispone che “Il decorso dei termini processuali relativi alle giurisdizioni ordinarie ed a quelle amministrative e’sospeso di diritto dal 1º al 31 agosto di ciascun anno, e riprende a decorrere dalla fine del periodo di sospensione. Ove il decorso abbia inizio durante il periodo di sospensione, l’inizio stesso e’ differito alla fine di detto periodo. La stessa disposizione si applica per il termine stabilito dall’articolo 201 del codice di procedura penale. Qual è lo scopo della sospensione termini feriali? In questo modo si intende garantire un’omogenea attività agli operatori (giudici, professionisti e collaboratori degli uffici) che sospendono e riprendono contemporaneamente l’attività giudiziaria. Come funziona la sospensione dei termini feriali? I termini processuali per le cause civili, penali, amministrative che scadono tra il 1° agosto e il 31 agosto ricominciano a decorrere dal 1° settembre, calcolando come valido il periodo antecedente la sospensione. Questo significa che un termine di 30 giorni che decorre dal 25 luglio, andrà calcolato senza tenere in considerazione il mese di agosto e quindi: 6 giorni di luglio, 0 giorni di agosto, 24 giorni di settembre, totale 30 giorni. Per l’effetto, detto termine andrà a scadere il 24 settembre. Materie escluse dalla sospensione dei termini feriali. ⚠️ ATTENZIONE: La sospensione NON si applica a: nel diritto sostanziale (es. termini per adempiere un contratto, disdetta e quant’altro) e negli arbitrati. A titolo esemplificativo non esaustivo, va inviata subito, anche durante il periodo feriale, la raccomandata che contesti al venditore i vizi di un bene acquistato (entro 8 giorni), oppure le difformità o vizi di un immobile eseguito in appalto (entro 60 giorni, termine che diventa di un anno se riguarda crolli o difetti strutturali dell’edificio). La querela va presentata entro il termine di tre mesi dal giorno della notizia del fatto di reato e, al suddetto termine, non si applica la sospensione dei termini per il periodo feriale. Questa regola, tuttavia, presenta delle importanti eccezioni che hanno il carattere della tipicità in quanto sono espressamente previste dalla legge. Anche per tale motivo, è raccomandabile valutare attentamente caso per caso, coadiuvati dalla assistenza e consulenza di un avvocato In quali materie opera la sospensione dei termini feriali? I procedimenti soggetti alla sospensione dei termini feriali sono quelle: ✅ civili; ✅ amministrative; ✅ tributarie; ✅ rapporti di pubblico impiego di competenza del giudice amministrativo; ✅ materia elettorale; ✅ separazioni e divorzi tra coniugi (ma non le cause aventi oggetto assegno alimentare ovvero quelli aventi ad oggetto il mantenimento del coniuge economicamente più debole e dei minori, come da ordinanza n. 18044 del 06/06/2023 della Suprema Corte di Cassazione); ✅ opposizione a ingiunzione per sanzioni amministrative L. 689/81 (esclusivamente quelle davanti alla Autorità Giudiziaria); ✅ giudizi di merito, a cognizione ordinaria, successivi a procedura di urgenza; ✅ riassunzione del giudizio innanzi al giudice dichiarato competente; ✅ regolamento di competenza e di giurisdizione; ✅ impugnazione per nullità revocazione e opposizione di terzo su lodi arbitrali; ✅ liti innanzi il Tribunale acque pubbliche e la Corte dei conti; ✅ opposizione alla stima di indennità di esproprio; ✅ impugnativa di delibere condominiali; ✅ liti in tema di locazione e recesso del locatore per necessità eccetto fase sommarie delle cause di sfratto e convalida; ✅ notifiche e opposizioni a decreto ingiuntivo; non si sospendono, invece, le opposizioni all’esecuzione ed agli atti esecutivi. Quali fasi interessa la sospensione dei termini feriali? La sospensione dei termini dei termini feriali interessa le seguenti fasi: ✅ la proposizione del ricorso introduttivo; ✅ la costituzione in giudizio del ricorrente; ✅ la presentazione ed il deposito di documenti e memorie; ✅ la proposizione dell’appello. Quali cause non sono soggette a sospensione dei termini feriali? ❌ giudizi cautelari civili (sequestri, danni temuti per crolli, nuova opera, diritto d’autore, ecc); ❌ controversie in materia di lavoro; ❌ controversie su previdenza e relative impugnative di sanzioni ai datori di lavoro; ❌ ricorso straordinario al Capo dello Stato; ❌ cause per alimenti, diritto all’aggiornamento dell’assegno alimentare tra coniugi separati; ❌ procedimenti aventi ad oggetto il mantenimento del coniuge economicamente più debole e dei minori (ordinanza n. 18044 del 06/06/2023 della Suprema Corte di Cassazione); ❌procedimenti per l’adozione di provvedimenti in materia di amministrazione di sostegno, di interdizione e di inabilitazione; ❌ procedimenti per l’adozione di ordini di protezione contro gli abusi familiari; ❌ dichiarazione e revoca di fallimenti, impugnazioni sia da parte del fallito che da parte dei creditori; ❌ cause in materia di omologazione del concordato preventivo; ❌ impugnazione della sentenza che, rigettando la domanda di omologa, dichiara il fallimento; ❌ cause di sfratto e convalida di licenza per finita locazione, per la fase di tipo sommario; ❌ controversie relative ai rapporti agrari, soggette al rito del lavoro; ❌ opposizioni all’esecuzione e opposizione agli atti esecutivi; ❌ termine di efficacia del precetto; ❌ opposizioni a decreto di ammortamento di assegni bancari; ❌ procedimento disciplinare, non giurisdizionale, nel pubblico impiego; ❌ procedimento innanzi le Autorità garanti e indipendenti; ❌ termini per la notifica ai responsabili delle violazioni al Codice stradale; ❌ termine per l’impugnativa al Prefetto di violazioni al codice della strada. In materia penale la sospensione dei termini procedurali, compresi quelli stabiliti per la fase delle indagini preliminari, non opera nei procedimenti relativi: ❌ ad imputati in stato di custodia cautelare – qualora essi o i loro difensori rinunzino alla sospensione dei termini -, ❌ nei procedimenti per reati di criminalità organizzata, ❌ nei procedimenti per reati la cui prescrizione maturi durante la sospensione o nei successivi quarantacinque giorni. Per una migliore trattazione, si rimanda comunque ed ogni caso ai testi normativi sopra citati artt. 91 e 92 del R.D. 12/1941; legge 742/1969; e, più in generale, alla giurisprudenza formatasi sul punto. Va specificato, tuttavia, che non essendovi un obbligo del giudice a conformarsi al precedente (ad eccezione dell’unico caso previsto dal secondo comma dell’articolo 384 codice procedura civile (la Corte di Cassazione, «quando accoglie il ricorso, cassa la sentenza rinviando la causa ad altro giudice, il quale deve uniformarsi al principio di diritto e comunque a quanto statuito dalla Corte»), nel caso di specie, il giudice potrebbe comunque diversamente interpretare o reinterpretare, al caso di specie, la legge sopra richiamata. Consigli pratici per il calcolo termini feriali anno 2025: Per non incorrere in decadenze o prescrizioni: ⚠️ Verificare sempre se il vostro caso rientra o meno nella sospensione dei termini feriali; ⚠️ Non procrastinate azioni urgenti pensando alla sospensione; ⚠️ Consultare immediatamente un avvocato per valutazioni specifiche. Situazioni ad alto rischio: ⏰ Termini in scadenza tra luglio e settembre; 📄 Atti giudiziari ricevuti durante l’estate; ⚖️ Procedimenti penali con imputati in custodia cautelare; 🏠 Sfratti e locazioni in fase critica; 💼 Controversie di lavoro urgenti. Il valore di una consulenza legale in materia di sospensione termini feriali: 🎯Analisi immediata del caso specifico; 🎯Calcolo preciso dei termini applicabili; 🎯 Strategia processuale personalizzata; 🎯Tutela completa dei vostri diritti. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio o prenotare una consulenza legale on-line: Per richiedere un appuntamento con me: Consulenza Legale in Studio Consulenza Legale On-Line Tag: #SospensioneTerminiFeriali #TerminiProcessuali #TribunaliEstate #ProceduraCivile #ProceduraPenale #AvvocatoPenalistaAncona #DirittoProcessuale #TribunaleAncona #CorteAppelloAncona #StudioLegaleAncona #AvvocatoCassazionistaAncona #ProceduraPenaleAncona #DirittopenaleAncona #DirittopenaleMarche #ConsulenzaLegaleAncona #AssistenzaLegaleAncona #TerminiLegali #FerieGiudiziarie #CalendarioGiudiziario #AvvocatoAnconaOnline #LeggeProcessuale #CodiceProcessoCivile #CodiceProcessoPenale #GiurisprudenzaAncona #ProfessioneForense […] Read more…
Diffamazione sui Social Network: La Cassazione conferma l’importanza dell’omessa denuncia del “furto di identità”Diffamazione sui Social Network: La Cassazione conferma l’importanza dell’omessa denuncia del “furto di identità”
24/06/2025La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 40309 del 2022, ha affrontato un caso emblematico di diffamazione aggravata commessa attraverso il social network Facebook, fornendo importanti chiarimenti sui criteri probatori per l’attribuzione della responsabilità penale nei reati commessi online. Il caso: offese al Comandante della Polizia Municipale Il caso riguardava un imputato condannato per aver pubblicato sul proprio profilo Facebook frasi gravemente offensive nei confronti del Comandante della Polizia Municipale. Le espressioni utilizzate accusavano la persona offesa di occupare abusivamente il posto di comandante senza averne i titoli, di essere stato scartato al servizio di leva, con paragoni offensivi alle “latrine”. La strategia difensiva: il “furto di identità” La difesa aveva sostenuto che: Non era stata raggiunta la prova certa che il messaggio fosse stato effettivamente scritto dall’imputato Terze persone avrebbero potuto utilizzare abusivamente il profilo Facebook Mancava l’accertamento sull’indirizzo IP di provenienza dei messaggi Il principio di diritto: l’omessa denuncia come elemento indiziario La Suprema Corte ha chiarito un principio fondamentale: l’omessa denuncia del presunto “furto di identità” digitale costituisce valido elemento indiziario per attribuire la paternità dei post offensivi al titolare del profilo social. La Cassazione ha infatti stabilito che: “È logico e conforme alle massime di esperienza trarre elementi di rilievo – in ordine alla provenienza di un post da un determinato utente – dall’omessa denuncia dell’uso illecito del proprio profilo, eventualmente compiuto da parte di terzi” Precedenti giurisprudenziali consolidati La sentenza richiama una giurisprudenza ormai consolidata: Cass. Pen., Sez. 5, n. 4239/2021 Cass. Pen., Sez. 5, n. 45339/2018 Cass. Pen., Sez. 5, n. 8328/2015 Tutte confermano che l’omessa denuncia del “furto di identità” rappresenta un elemento probatorio significativo nei procedimenti per diffamazione online. Implicazioni pratiche per la difesa penale Questa pronuncia evidenzia l’importanza di: Tempestiva denuncia: In caso di effettivo uso abusivo del proprio profilo social, è fondamentale presentare immediatamente denuncia alle autorità competenti Documentazione probatoria: Raccogliere ogni elemento utile a dimostrare l’estraneità ai fatti (accessi non autorizzati, modifiche delle password, etc.) Strategia difensiva mirata: La semplice allegazione del “furto di identità” senza riscontri concreti risulta insufficiente La valutazione del contenuto offensivo La Corte ha inoltre confermato che le frasi in questione avevano “indiscutibile contenuto offensivo”, respingendo la tesi difensiva secondo cui non avrebbero avuto “concreta valenza lesiva dell’onore e della reputazione”. Conclusioni per la pratica professionale Come Avvocato Penalista con esperienza in reati informatici e diffamazione online, questa sentenza conferma l’evoluzione giurisprudenziale verso criteri probatori sempre più rigorosi nei procedimenti per reati commessi sui social network. La difesa in questi procedimenti richiede: Analisi tecnica approfondita dei log di accesso e dei dati informatici Strategia probatoria articolata che vada oltre la semplice negazione Tempestività nell’azione per la tutela dei diritti dell’assistito Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio o prenotare una consulenza legale on-line: Per richiedere un appuntamento con me: Consulenza Legale in Studio Consulenza Legale On-Line Tag: #DiffamazioneOnline #ReatiInformatici #SocialNetwork #Facebook #AvvocatoPenalistaAncona #CassazionePenale #FurtoIdentitàDigitale #DirittopenaleAncona #TribunaleAncona #CorteAppelloAncona #StudioLegaleAncona #AvvocatoCassazionistaAncona #ProceduraPenaleAncona #DirittopenaleMarche #DifesaPenaleAncona #ReatiTelematici #CybercriminalitàAncona #ConsulenzaLegaleAncona #AssistenzaPenaleAncona #AvvocatoAnconaOnline […] Read more…
L’Art. 131-bis e la Non Menzione nel Casellario Giudiziale: I Chiarimenti della CassazioneL’Art. 131-bis e la Non Menzione nel Casellario Giudiziale: I Chiarimenti della Cassazione
23/06/2025La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione V Penale, n. 22356/2025, offre importanti chiarimenti sull’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale (Esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto) e sui suoi effetti rispetto al beneficio della non menzione nel casellario giudiziale. Il Caso La vicenda riguardava un imputato, condannato per tentato furto dalla Corte d’Appello di Ancona. La difesa aveva richiesto sia l’applicazione della causa di non punibilità ex art. 131-bis, sia il beneficio della non menzione nel casellario giudiziale. I Principi Affermati 1. Rilevabilità d’Ufficio dell’Art. 131-bis La Cassazione conferma che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto può essere rilevata d’ufficio dal giudice, anche se la richiesta viene formulata solo nelle conclusioni del procedimento camerale. Questo principio si basa sull’assimilazione alle altre cause di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p. 2. Valutazione dell’Abitualità: il richiamo alla sentenza delle Sezioni Unite n. 13681/2016 Elemento centrale della decisione è il richiamo alla sentenza delle Sezioni Unite n. 13681/2016. Secondo questo orientamento consolidato: I reati per cui si è ottenuta dichiarazione di non punibilità ex art. 131-bis concorrono comunque alla valutazione dell’abitualità del comportamento; L’accertamento dell’illecito, pur non punibile, costituisce un “reato” che si somma agli altri della stessa indole; La valutazione dell’abitualità deve considerare congiuntamente reati oggetto di giudizio e illeciti accertati incidentalmente. 3. Impatto sul Beneficio della Non Menzione nel casellario giudiziale La Corte stabilisce un principio di particolare rilevanza pratica: i provvedimenti di archiviazione o declaratoria di non punibilità ex art. 131-bis possono ostare alla concessione del beneficio della non menzione nel casellario giudiziale. Questo perché: Tali provvedimenti presuppongono l’accertamento della responsabilità penale; Rientrano nelle circostanze dell’art. 133 c.p., richiamato dall’art. 175 c.p.; La loro iscrizione nel casellario è funzionale a valutazioni prognostiche in futuri giudizi. Implicazioni Pratiche La sentenza chiarisce definitivamente che l’art. 131-bis in tema di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, pur rappresentando una causa di non punibilità, non “cancella” gli effetti del reato ai fini di successive valutazioni giudiziarie. Questo ha conseguenze significative per: Strategie difensive: Occorre valutare attentamente l’opportunità di richiedere l’applicazione dell’art. 131-bis; Recidiva e abitualità: I precedenti “131-bis” mantengono rilevanza per future imputazioni; Benefici penitenziari: L’impatto si estende oltre il casellario, influenzando diverse valutazioni discrezionali del giudice. Conclusioni La decisione della Cassazione conferma l’orientamento restrittivo nell’interpretazione dell’art. 131-bis c.p.p. in materia di Esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, ribadendo che la particolare tenuità del fatto non equivale a un’assoluzione piena. Per i professionisti del diritto, questa sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per valutare l’effettiva convenienza dell’istituto, specialmente in presenza di precedenti penali o quando si preveda la necessità di benefici futuri. La giurisprudenza di legittimità continua così a delineare i confini applicativi di uno strumento che, pur deflattivo del carico giudiziario, mantiene significativi effetti sulla posizione giuridica del soggetto. La Mia Attività Professionale come Avvocato Penalista ad Ancona Come Avvocato Cassazionista con esperienza in diritto penale, esercito la mia professione prevalentemente davanti al Tribunale e alla Corte d’Appello di Ancona, garantendo ai miei assistiti una difesa tecnica aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali in materia di applicazione dell’art. 131-bis del codice penale e dei benefici processuali. Nell’ambito del Diritto Penale, da oltre vent’anni ci occupiamo di: Delitti contro la persona e la famiglia: lesioni personali, maltrattamenti in famiglia, atti persecutori (stalking), delitti contro i minori, delitti codice rosso, sequestro di persona Delitti contro il patrimonio: furto, rapina, estorsione, usura, truffa, appropriazione indebita Delitti economici e societari: reati fallimentari, societari e tributari, delitti contro l’economia pubblica, l’industria ed il commercio Delitti contro lo Stato e l’ordine pubblico: delitti contro la personalità dello Stato, delitti contro l’Amministrazione della Giustizia, delitti contro l’ordine pubblico, terrorismo Associazioni criminali: associazione a delinquere, associazione a delinquere di stampo mafioso Altri reati specifici: stupefacenti e droga, armi ed esplosivi, carte di credito, contrabbando, immigrazione, delitti contro la moralità pubblica ed il buon costume, delitti contro l’incolumità pubblica Procedimenti e riti speciali: misure cautelari personali e reali, redazione di denuncia e querela, costituzione di parte civile, investigazioni difensive, incidente probatorio, udienza preliminare, giudizio abbreviato, patteggiamento, giudizio direttissimo, giudizio immediato, procedimento per decreto penale, messa alla prova, dibattimento di primo grado, appello, ricorso per Cassazione, procedimento di revisione, procedimento di riparazione per ingiusta detenzione Esecuzione penale: esecuzione penale dei provvedimenti giudiziari, misure alternative alla detenzione, affidamento in prova al servizio sociale, detenzione domiciliare La mia esperienza ventennale nel campo del diritto penale mi consente di offrire un’assistenza qualificata in procedimenti complessi, sempre con un approccio attento alle esigenze del cliente e alle peculiarità del caso concreto, garantendo massima riservatezza e professionalità. Se avete bisogno di assistenza legale in qualsiasi ambito del diritto penale, sono a vostra disposizione per una consulenza personalizzata presso il mio studio legale ad Ancona, dove potrete ricevere un’assistenza professionale e aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali. Per il Casellario Giudiziale di Ancona offriamo il servizio di estrazione dei certificati penali, garantendo rapidità e professionalità: Certificato Generale del Casellario Giudiziale Contenuto: Tutte le condanne penali definitive, le misure di sicurezza e i provvedimenti di applicazione di pena su richiesta Finalità: Verificare l’esistenza di condanne penali passate in giudicato (c.d. fedina penale) Certificato dei Carichi Pendenti Contenuto: Procedimenti penali in corso (non ancora definiti con sentenza passata in giudicato) Finalità: Verificare la pendenza di procedimenti penali Certificato ex art. 335 c.p.p. (indagini preliminari) Contenuto: Attestazione dello status giuridico del richiedente (indagato o parte offesa) durante la fase delle indagini preliminari; Finalità: Verificare l’assenza di indagini preliminari in corso, a conoscere: il numero del procedimento penale (modelli 21 – 21bis, 44 e 45) il magistrato assegnatario; i reati contestati; (nel caso di richiesta da parte di persona offesa) il nominativo dell’indagato o degli indagati, se iscritti Mod. 21. Le informazioni non verranno rilasciate nel caso di procedimenti per reati di cui all’art. 407, 2° comma, lett. a) c.p.p., e per i procedimenti in cui è disposto il segreto per motivi di indagine. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio. 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Responsabilità del Datore di Lavoro per Omessa Formazione del lavoratore: la Cassazione conferma i Principi ConsolidatiResponsabilità del Datore di Lavoro per Omessa Formazione del lavoratore: la Cassazione conferma i Principi Consolidati
13/06/2025Cassazione Penale, Sez. 4, 22 aprile 2025, n. 15697 La Quarta Sezione Penale della Cassazione, con la sentenza n. 15697 del 22 aprile 2025, ha fornito importanti chiarimenti sulla responsabilità penale del datore di lavoro in materia di sicurezza sul lavoro, confermando principi ormai consolidati ma sempre attuali. Il Caso Un lavoratore dipendente di una ditta edile, mentre scaricava materiale da un furgone da cantiere, è rimasto vittima di un infortunio causato dalla caduta di un tubo di cemento del peso superiore ai 40 kg sulla mano sinistra. L’evento ha provocato lesioni gravi con una prognosi di 140 giorni. Il datore di lavoro A.A., legale rappresentante della società, è stato condannato per lesioni colpose ex art. 590 c.p. per aver violato gli obblighi previsti dal D.Lgs. 81/2008, specificamente per: Omessa formazione del lavoratore Mancata informazione sui rischi della movimentazione manuale dei carichi Violazione degli artt. 18, 37 e 169 del Testo Unico Sicurezza I Principi Affermati dalla Cassazione 1. Posizione di Garanzia del Legale Rappresentante La Corte ha ribadito che la posizione di garanzia sussiste anche per il legale rappresentante “prestanome”. Non rileva che il soggetto non partecipi attivamente alla gestione aziendale: è sufficiente la formale investitura della carica per configurare la responsabilità. Come chiarito dalla sentenza: “la posizione di garanzia in tema di debito di sicurezza antinfortunistica deve essere riferita anche solo alla assunzione della carica di legale rappresentante della società”. 2. Prevedibilità e Prevenibilità dell’Evento La Cassazione ha confermato che l’infortunio era prevedibile e prevenibile attraverso un’adeguata formazione del lavoratore. Non costituisce circostanza imprevedibile che materiale accatastato possa scivolare durante le operazioni di scarico. Il ragionamento della Corte è lineare: “ove il lavoratore fosse stato correttamente istruito sulle modalità di movimentazione manuale dei carichi l’infortunio non si sarebbe verificato”. 3. Nesso Causale tra Omessa Formazione e Infortunio Elemento centrale della decisione è il nesso causale tra l’omessa formazione e l’evento lesivo. La Cassazione ha precisato che il datore di lavoro risponde dell’infortunio quando l’omessa formazione può dirsi causalmente legata alla verificazione dell’evento. Gli Obblighi di Formazione nel D.Lgs. 81/2008 La sentenza richiama puntualmente le definizioni normative: Formazione: processo educativo per trasferire conoscenze e competenze per lo svolgimento sicuro dei compiti Informazione: attività dirette a fornire conoscenze per identificare e gestire i rischi Addestramento: attività per apprendere l’uso corretto di attrezzature e procedure L’art. 37 del D.Lgs. 81/2008 stabilisce che formazione, informazione e addestramento devono avvenire: Alla costituzione del rapporto di lavoro In caso di trasferimento o cambio mansioni Con l’introduzione di nuove attrezzature o tecnologie Considerazioni Pratiche Questa pronuncia conferma l’orientamento rigoroso della giurisprudenza di legittimità e offre spunti di riflessione per la pratica professionale: Non basta la delega formale: il legale rappresentante mantiene la posizione di garanzia salvo delega effettiva delle funzioni prevenzionistiche La formazione deve essere specifica: non è sufficiente una formazione generica, ma occorre istruire il lavoratore sui rischi specifici delle mansioni assegnate Il nesso causale va dimostrato: l’omessa formazione deve essere causalmente collegata all’evento lesivo secondo i criteri della causalità scientifica Conclusioni La sentenza n. 15697/2025 non introduce novità interpretative ma consolida principi fondamentali della responsabilità datoriale. Il messaggio è chiaro: la sicurezza sul lavoro non ammette scorciatoie e gli obblighi formativi costituiscono presidio essenziale per la tutela dell’incolumità dei lavoratori. Per i datori di lavoro, la pronuncia rappresenta un monito a non sottovalutare gli adempimenti formativi, che devono essere concreti, specifici e documentabili. Per i professionisti del diritto, conferma la necessità di un approccio rigoroso nella valutazione della responsabilità penale in materia di sicurezza sul lavoro. Per approfondimenti sulla sicurezza sul lavoro e la responsabilità datoriale, consulta le altre sezioni del blog o contatta lo studio per una consulenza specializzata. […] Read more…
Patrocinio a Spese dello Stato 2025 per le cause penali: Guida Completa alle FAQ per il Gratuito PatrocinioPatrocinio a Spese dello Stato 2025 per le cause penali: Guida Completa alle FAQ per il Gratuito Patrocinio
13/06/2025Aggiornato al 13 giugno 2025 Il patrocinio a spese dello Stato rappresenta un diritto fondamentale per garantire l’accesso alla giustizia anche nel processo penale. Questa guida risponde alle domande più frequenti sui requisiti, procedure e limiti per ottenere l’assistenza legale gratuita nei procedimenti penali. FAQ – Domande Frequenti sul Patrocinio a Spese dello Stato nel Penale 1. Chi può richiedere il patrocinio a spese dello Stato nel penale? Possono presentare domanda: Cittadini italiani (inclusi liberi professionisti e titolari di partita IVA) Cittadini stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale Apolidi con regolare permesso di soggiorno Persone offese che si costituiscono parte civile Responsabili civili citati nel processo penale 2. A chi si presenta la domanda di ammissione nel penale? La richiesta va presentata direttamente all’Autorità Giudiziaria procedente: Nelle indagini preliminari: al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Nell’udienza preliminare: al Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) Nel dibattimento: al Giudice del dibattimento (Tribunale monocratico o collegiale) In appello: alla Corte di Appello In Cassazione: al giudice che ha emesso la sentenza impugnata (Tribunale o Corte di Appello) L’Autorità Giudiziaria verifica l’ammissibilità e concede l’ammissione se sussistono i requisiti reddituali. 3. Per quali fasi del processo penale vale l’ammissione? L’ammissione al beneficio è valida per: Indagini preliminari Udienza preliminare Dibattimento di primo grado Appello Cassazione Procedure esecutive (esecuzione della pena) Procedure incidentali connesse al processo principale 4. Da quando decorrono gli effetti dell’ammissione nel penale? Gli effetti dell’ammissione retroagiscono al momento della presentazione della domanda, coprendo anche le attività già svolte dal difensore. 5. Chi è escluso dal beneficio nel penale? Sono esclusi i soggetti condannati con sentenza definitiva per i reati indicati nell’art. 76, comma 4-bis, del D.P.R. 115/2002: Art. 416 bis c.p. (Associazioni di tipo mafioso) Art. 291 quater D.P.R. 23/01/73 n.43 (Associazione per delinquere finalizzata al contrabbando) Art. 73 D.P.R. 309/1990 (Traffico di stupefacenti – ipotesi aggravate) Art. 74 D.P.R. 309/1990 (Associazione finalizzata al traffico di stupefacenti) Reati commessi con metodo mafioso 6. Qual è il limite di reddito per il penale? ⚠ Importante: Il limite base è di € 12.838,01 (D.M. 10 maggio 2023), ma nel processo penale il limite è aumentato di € 1.032,91 per ogni familiare convivente. Esempio: Nucleo familiare di 3 persone: € 12.838,01 + (2 × € 1.032,91) = € 14.903,83 È fondamentale verificare presso l’Autorità Giudiziaria competente eventuali aggiornamenti per il 2025. 7. Eccezioni al limite di reddito nel penale Sono ammessi al PSS a prescindere dal reddito le vittime dei seguenti reati: Maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.) Violenza sessuale (art. 609 bis c.p.) Atti persecutori – stalking (art. 612 bis c.p.) Riduzione in schiavitù (art. 600 c.p.) Prostituzione e pornografia minorile (artt. 600 bis, ter c.p.) Tratta di persone (art. 601 c.p.) Altri reati del “codice rosso” 8. Quale dichiarazione dei redditi è rilevante? È rilevante l’ultima dichiarazione per la quale, al momento del deposito dell’istanza, è maturato l’obbligo di presentazione. 9. Chi non presenta la dichiarazione dei redditi deve comunque autocertificare? Sì. Indipendentemente dall’obbligo di presentazione della dichiarazione, tutti devono autocertificare i redditi rilevanti ai fini dell’ammissione. 10. Come si autocertificano i redditi? L’autocertificazione deve avvenire secondo le forme previste dall’art. 46 del D.P.R. 445/2000, utilizzando gli appositi moduli disponibili presso le cancellerie dei tribunali. 11. Quali redditi sono rilevanti per l’ammissione nel penale? Si considerano tutti i redditi, inclusi: Redditi imponibili IRPEF: Redditi da lavoro dipendente e autonomo Redditi d’impresa Redditi fondiari Redditi esenti o a tassazione separata: Pensioni sociali e rendite INAIL Assegni per invalidi civili Pensione e indennità di accompagnamento ciechi civili Pensione e indennità di accompagnamento per altri invalidità civili Assegno di separazione, divorzio, annullamento a favore del coniuge Reddito di cittadinanza Reddito di inclusione Interessi bancari, postali Interessi Certificati di deposito Rendite da BOT/CCT/CTZ/BTP Interessi percepiti da Banche/Poste Capital Gain su operazioni di borsa Dividendi/Cedole Proventi da partecipazione a fondi d’investimento Proventi da ETF Canoni di locazione (anche con cedolare secca) Assegni di mantenimento Assegno unico universale Borse di studio universitarie Proventi da vendita di immobili acquistati/costruiti da non più di 5 anni o non adibiti ad abitazione principale Proventi da vendita di immobili situati all’estero Vincite lotterie, concorsi a premi, giochi, scommesse Non rileva: Assegno di divorzio una tantum Proventi da vendita di immobili pervenuti per successione o donazione Proventi da vendita di immobili acquistati/costruiti da più di 5 anni o adibiti ad abitazione principale 12. L’ISEE è rilevante per l’ammissione al Gratuito Patrocinio nel penale? No. L’indicatore ISEE non è considerato ai fini della valutazione del reddito. 13. Si considera il reddito dell’intero nucleo familiare nel penale? Sì. Il reddito rilevante è la somma dei redditi di tutti i componenti della famiglia conviventi, compreso il richiedente. 14. Quando si considera solo il reddito personale nel penale? Si valuta esclusivamente il reddito personale quando: Sono in causa diritti della personalità Gli interessi del richiedente sono in conflitto con quelli degli altri familiari conviventi Nel caso di procedimenti per reati familiari dove gli interessi sono contrapposti 15. Rileva il reddito del convivente di fatto nel penale? Sì. Secondo gli artt. 76 e 79 del D.P.R. 115/2002, rileva la convivenza stabile e continuativa, anche di fatto, non solo quella risultante dalla residenza anagrafica. 16. Per i cittadini extracomunitari, quali redditi si considerano nel penale? Si considerano tutti i redditi, sia quelli prodotti in Italia che quelli eventualmente conseguiti all’estero. 17. È sufficiente l’autocertificazione per i redditi esteri nel penale? No. Occorre produrre: Certificato consolare del reddito conseguito all’estero, oppure Richiesta al Consolato con attestazione di invio (PEC o raccomandata A/R) da almeno 30 giorni 18. Cosa copre il patrocinio nel processo penale? Sono coperte dall’Erario: Onorario e spese spettanti al difensore Spese di notifica Tassa di registro Diritti di cancelleria Spese per investigazioni difensive Non sono coperte: Attività stragiudiziale non propedeutica al processo Spese di trasferta Condanna alle spese processuali in caso di soccombenza 19. È possibile avere due difensori con il patrocinio nel penale? No. L’art. 91 del D.P.R. 115/2002 esclude l’ammissione con più difensori. Gli effetti cessano dal momento della nomina di un secondo difensore (Cass. n. 1736/2020). 20. Come si richiede per la costituzione di parte civile? La persona offesa che intende costituirsi parte civile deve: Presentare istanza separata per il patrocinio Dimostrare i requisiti reddituali (salvo eccezioni per vittime di reati del “codice rosso“) Indicare i danni subiti e le ragioni della costituzione 21. Cosa succede in caso di patteggiamento? Il patrocinio copre anche: Negoziazioni per il patteggiamento Udienza di applicazione della pena su richiesta 22. È valido per i procedimenti davanti al Giudice di Pace? Sì, il patrocinio è ammesso anche per i procedimenti penali davanti al Giudice di Pace per i reati di loro competenza. Obblighi del Beneficiario nel Processo Penale ⚠ Importante: Il beneficiario deve comunicare annualmente all’Autorità Giudiziaria procedente (via raccomandata A/R) eventuali variazioni di reddito che superino i limiti previsti, fino alla definizione del processo. Il cliente è informato che: Deve comunicare personalmente all’Autorità Giudiziaria le variazioni di reddito È necessario un preventivo controllo dei dati autocertificati L’ammissione è sempre soggetta a verifica da parte dell’Autorità Giudiziaria Raccomandazioni Professionali Data la complessità della normativa penale e le frequenti modifiche, è sempre consigliabile consultare un avvocato penalista per valutare la propria situazione specifica. Prima di presentare la domanda, verificare sempre: I limiti di reddito attualmente in vigore La documentazione necessaria specifica per il tipo di procedimento I termini per la presentazione dell’istanza La competenza dell’Autorità Giudiziaria procedente Riferimenti Normativi Principali D.P.R. 115/2002 (Testo Unico Spese di Giustizia) D.P.R. 445/2000 (Autocertificazione) Codice di Procedura Penale (artt. 97-98) D.M. 10 maggio 2023 (Limiti di reddito) Art. 24, comma 3 Costituzione Per assistenza nella predisposizione della domanda di patrocinio a spese dello Stato per cause penali e consulenza legale specializzata, contatta il nostro studio. Materie trattate: l’Avv. Andrea Rossolini si occupa di assistenza giudiziaria nelle seguenti materie: Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Volontaria Giurisdizione, Diritto Penale, Diritto delle Esecuzioni. Maggiori informazioni sono reperibili nel sito web www.rossolini.net. 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Patrocinio a Spese dello Stato 2025 per le cause civili: Guida Completa alle FAQ per il Gratuito Patrocinio.Patrocinio a Spese dello Stato 2025 per le cause civili: Guida Completa alle FAQ per il Gratuito Patrocinio.
12/06/2025Aggiornato al 12 giugno 2025 Il patrocinio a spese dello Stato rappresenta un diritto fondamentale per garantire l’accesso alla giustizia. Questa guida risponde alle domande più frequenti sui requisiti, procedure e limiti per ottenere l’assistenza legale gratuita. FAQ – Domande Frequenti sul Patrocinio a Spese dello Stato 1. Chi può richiedere il patrocinio a spese dello Stato? Possono presentare domanda: Cittadini italiani (inclusi liberi professionisti e titolari di partita IVA) Cittadini stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale Apolidi con regolare permesso di soggiorno Enti no-profit e associazioni senza scopo di lucro 2. Dove si presenta la domanda di ammissione? La richiesta va presentata al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del luogo dove: Ha sede il magistrato davanti al quale pende il processo, oppure Ha sede il magistrato competente per il merito (se il processo non è ancora iniziato) Il Consiglio verifica l’ammissibilità e concede l’ammissione anticipata e provvisoria se sussistono i requisiti reddituali e la pretesa non appare manifestamente infondata. 3. Per quali fasi processuali vale l’ammissione? L’ammissione al beneficio è valida per: Ogni grado di giudizio Tutte le fasi processuali Procedure derivate e accessorie connesse alla causa principale 4. Da quando decorrono gli effetti dell’ammissione? Gli effetti dell’ammissione retroagiscono al momento della presentazione della domanda. 5. Chi è escluso dal beneficio? Sono esclusi i soggetti condannati con sentenza definitiva per i reati indicati nell’art. 76, comma 4-bis, del D.P.R. 115/2002 ovvero: per i reati di cui agli artt. 416 bis c.p. (Associazioni di tipo mafioso), 291 quater D.P.R. 23/01/73 n.43 (Associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri), 73 D.P.R. 09/10/1990, n.309 (Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope), limitatamente alle ipotesi aggravate ai sensi dell’art.80, e 74 co.1 D.P.R. 09/10/1990, n.309 (Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), nonché per i reati commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto art.416 bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo. 6. Per quali cause è escluso il patrocinio? Il beneficio è escluso nelle cause per cessione di crediti, salvo quando la cessione sia chiaramente avvenuta per pagamento di crediti preesistenti (art. 121 D.P.R. 115/2002). 7. Qual è il limite di reddito per accedere al beneficio? ⚠️ Importante: Il limite di reddito è soggetto ad aggiornamenti periodici tramite decreto ministeriale. L’ultimo limite pubblicato è di € 12.838,01 (D.M. 10 maggio 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 giugno 2023). Tuttavia, è fondamentale verificare presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati competente l’eventuale presenza di decreti ministeriali più recenti che abbiano aggiornato tale soglia per il 2025. 8. Quale dichiarazione dei redditi è rilevante? È rilevante l’ultima dichiarazione per la quale, al momento del deposito dell’istanza, è maturato l’obbligo di presentazione. 9. Chi non presenta la dichiarazione dei redditi deve comunque autocertificare? Sì. Indipendentemente dall’obbligo di presentazione della dichiarazione, tutti devono autocertificare i redditi rilevanti ai fini dell’ammissione. 10. Come si autocertificano i redditi? L’autocertificazione deve avvenire secondo le forme previste dall’art. 46 del D.P.R. 445/2000, utilizzando gli appositi moduli disponibili sui siti degli Ordini degli Avvocati. 11. Quali redditi sono rilevanti per l’ammissione? Si considerano tutti i redditi, inclusi: Redditi imponibili IRPEF: Redditi da lavoro dipendente e autonomo Redditi d’impresa Redditi fondiari Redditi esenti o a tassazione separata: Pensioni sociali e rendite INAIL Assegni per invalidi civili Reddito di cittadinanza Interessi bancari e postali Rendite da BOT/BTP Canoni di locazione (anche con cedolare secca) Assegni di mantenimento Borse di studio universitarie Vincite da giochi e lotterie Non rileva: l’indennità di accompagnamento. 12. L’ISEE è rilevante per l’ammissione al Gratuito Patrocinio? No. L’indicatore ISEE non è considerato ai fini della valutazione del reddito. 13. Si considera il reddito dell’intero nucleo familiare? Sì. Il reddito rilevante è la somma dei redditi di tutti i componenti della famiglia conviventi, compreso il richiedente. 14. Quando si considera solo il reddito personale? Si valuta esclusivamente il reddito personale quando: Sono in causa diritti della personalità Gli interessi del richiedente sono in conflitto con quelli degli altri familiari conviventi Nei giudizi di separazione e divorzio, sono considerati in conflitto solo gli interessi del coniuge (Cass. 26.7.2019, n. 20385). 15. Rileva il reddito del convivente di fatto? Sì. Secondo gli artt. 76 e 79 del D.P.R. 115/2002, rileva la convivenza stabile e continuativa, anche di fatto, non solo quella risultante dalla residenza anagrafica. 16. Per i cittadini extracomunitari, quali redditi si considerano? Si considerano tutti i redditi, sia quelli prodotti in Italia che quelli eventualmente conseguiti all’estero. 17. È sufficiente l’autocertificazione per i redditi esteri? No. Occorre produrre: Certificato consolare del reddito conseguito all’estero, oppure Richiesta al Consolato con attestazione di invio (PEC o raccomandata A/R) da almeno 30 giorni 18. Cosa deve allegare l’amministratore di sostegno? Deve produrre l’autorizzazione del Giudice Tutelare ad agire in giudizio e a nominare un difensore. 19. L’avvocato amministratore di sostegno può difendere il beneficiario? Sì, ma deve ottenere specifica autorizzazione del Giudice Tutelare ad agire anche in qualità di difensore. 20. Cosa serve per le separazioni personali? È necessario indicare: Ultima residenza comune dei coniugi In mancanza, residenza o domicilio del coniuge convenuto Allegare estratto per riassunto del matrimonio 21. Cosa serve per i divorzi? Occorre allegare il provvedimento di separazione (sentenza, decreto di omologa o accordo di negoziazione assistita). 22. Come si valuta la non manifesta infondatezza? L’istante deve indicare: Enunciazioni in fatto e diritto della pretesa Prove specifiche da ammettere Documentazione a supporto (lettere di messa in mora, comparsa di costituzione, ecc.) 23. È possibile per la negoziazione assistita? No. Il patrocinio a spese dello Stato non è ammesso per le procedure di negoziazione assistita. 24. È possibile per la mediazione? No. Per la mediazione non sussiste competenza del Consiglio dell’Ordine. È possibile richiedere solo l’esenzione delle spese agli organismi di conciliazione accreditati. 25. È compatibile con due difensori? No. L’art. 91 del D.P.R. 115/2002 esclude l’ammissione con più difensori. Gli effetti cessano dal momento della nomina di un secondo difensore (Cass. n. 1736/2020). 26. La curatela fallimentare deve presentare istanza? No. L’ammissione avviene d’ufficio su decreto del Giudice Delegato che attesta l’indisponibilità di denaro per le spese (art. 144 D.P.R. 115/2002). Obblighi del Beneficiario ⚠️ Importante: Il beneficiario deve comunicare annualmente all’Autorità Giudiziaria (via raccomandata A/R) eventuali variazioni di reddito che superino i limiti previsti, fino alla definizione del processo. Raccomandazioni Professionali Data la complessità della normativa e le frequenti modifiche, è sempre consigliabile consultare un avvocato per valutare la propria situazione specifica e predisporre correttamente la documentazione necessaria. Prima di presentare la domanda, verificare sempre presso il Consiglio dell’Ordine competente i limiti di reddito attualmente in vigore. Riferimenti Normativi Principali D.P.R. 115/2002 (Testo Unico Spese di Giustizia) D.P.R. 445/2000 (Autocertificazione) D.M. 23 luglio 2020 (Ultimo limite pubblicato) Art. 706 c.p.c. (Competenza separazioni) Per assistenza nella predisposizione della domanda di patrocinio a spese dello Stato e consulenza legale specializzata, contatta il nostro studio. 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Cassazione 14927/25: Revenge Porn anche con foto anonime – Nuova importante sentenzaCassazione 14927/25: Revenge Porn anche con foto anonime – Nuova importante sentenza
27/05/2025La Suprema Corte stabilisce: diffondere immagini intime di altri è reato di revenge porn anche quando inviate anonimamente e in assenza di sequestro del materiale. La recente sentenza 14927/25 amplia la tutela delle vittime. I fatti e il procedimento Il caso riguarda un soggetto condannato per aver diffuso immagini a contenuto sessualmente esplicito di una persona con cui aveva avuto una relazione. La Corte d’Appello di Milano aveva confermato la condanna di primo grado, e l’imputato aveva proposto ricorso per Cassazione articolando tre motivi di impugnazione. I motivi del ricorso e le decisioni della Corte Primo motivo: riconoscibilità della persona ritratta Il ricorrente sosteneva che dalle immagini inviate non si potesse desumere che la persona ritratta fosse la persona offesa. La Corte ha dichiarato inammissibile questo motivo, ritenendo che: La riconoscibilità era stata ragionevolmente desunta dalla lunga conversazione tra l’imputato e il destinatario I riferimenti alla fine della relazione con la vittima denotavano la consapevolezza dell’identità della donna ritratta Principio importante: La Corte ha inoltre precisato che il delitto di “revenge porn” è integrato anche quando la persona offesa non sia riconoscibile dalle immagini diffuse. La norma tutela infatti la sfera di intimità e la privacy, intesa come diritto a controllare l’esposizione del proprio corpo e della propria sessualità, in un’ottica di autodeterminazione della sfera sessuale individuale. Secondo motivo: acquisizione delle prove Il ricorrente contestava le modalità di acquisizione degli screenshot delle conversazioni. La Corte ha respinto il motivo, chiarendo che: Lo screenshot era stato fornito dalla stessa persona offesa Non si configurava una violazione della segretezza della corrispondenza ex art. 15 Cost. Le dichiarazioni convergenti della vittima e di altri testimoni erano comunque sufficienti per l’affermazione della responsabilità Terzo motivo: remissione tacita della querela Il ricorrente sosteneva che la mancata comparizione della persona offesa in udienza equivalesse a remissione tacita della querela. La Corte ha respinto anche questo motivo, stabilendo un importante principio: Principio di diritto: La remissione tacita della querela che si realizza quando il querelante non compare all’udienza in cui è citato come testimone (art. 152, comma 3, n. 1, cod. pen.) non può essere equiparata alla mancata partecipazione della persona offesa al dibattimento quando le parti hanno dato consenso all’acquisizione delle sue dichiarazioni rese durante le indagini preliminari. Conclusioni La sentenza, depositata il 25 marzo 2025, rappresenta un importante precedente in materia di “revenge porn“, chiarendo che: Il reato sussiste anche quando la persona ritratta non è riconoscibile La tutela della privacy e dell’autodeterminazione sessuale è assoluta La remissione tacita della querela ha limiti precisi e non può essere estesa oltre i casi previsti dalla legge Questa decisione rafforza la protezione delle vittime di diffusione non consensuale di immagini intime, confermando l’orientamento della giurisprudenza verso una tutela sempre più efficace della dignità personale nell’era digitale. La mia attività professionale come avvocato penalista ad Ancona Come Avvocato Cassazionista con esperienza in diritto penale, esercito la mia professione davanti al Tribunale e alla Corte d’Appello di Ancona, garantendo ai miei assistiti una difesa tecnica aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali in materia di reati informatici e contro la persona, come dimostra questa importante sentenza della Cassazione sul revenge porn. La mia esperienza nel campo del diritto penale, con particolare attenzione ai reati di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (revenge porn), violenza di genere e reati informatici, mi consente di offrire un’assistenza qualificata in procedimenti complessi come quelli relativi alla tutela della privacy e della dignità personale. La difesa in questi ambiti richiede competenze specifiche e una profonda conoscenza dei principi giuridici elaborati dalla giurisprudenza di legittimità. Oltre ai procedimenti in materia di revenge porn, mi occupo di difesa in processi per maltrattamenti, stalking, minacce, violenza sessuale e altri reati contro la persona, sempre con un approccio attento alle esigenze del cliente e alle peculiarità del caso concreto, garantendo massima riservatezza e sensibilità. Se avete bisogno di assistenza legale in materia di reati informatici, revenge porn o altri reati contro la persona, sono a vostra disposizione per una consulenza personalizzata presso il mio studio legale ad Ancona, dove potrete ricevere un’assistenza professionale e aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio. […] Read more…
Guida alle Aste Giudiziarie: perché Affidarsi a un Avvocato con esperienza?Guida alle Aste Giudiziarie: perché Affidarsi a un Avvocato con esperienza?
20/05/2025Le domande più comuni (FAQ) sulle aste giudiziarie Che cos’è l’espropriazione immobiliare? L’espropriazione immobiliare rappresenta una procedura legale che consente a un creditore munito di un titolo esecutivo (decreto ingiuntivo, sentenza, ecc.) di ottenere ciò che gli è dovuto attraverso la vendita coattiva dei beni del debitore. Questo articolo esplora i vari aspetti di questa procedura, dalla normativa di riferimento alle modalità di partecipazione alle aste giudiziarie. Aspetti legali dell’espropriazione immobiliare Normativa di riferimento L’espropriazione immobiliare è regolata dall’art. 2910 del codice civile, con regole specifiche stabilite dal codice di rito (procedura civile). Oggetto dell’espropriazione La procedura di esproprio può coinvolgere: Il diritto di proprietà (piena proprietà) I diritti di usufrutto e di superficie su beni immobili Le pertinenze I frutti pendenti, naturali e civili I mobili che arredano i beni immobili Chi può richiedere l’espropriazione L’espropriazione immobiliare può essere richiesta da un creditore per recuperare il proprio credito. Il pignoramento immobiliare Il pignoramento immobiliare è l’atto con il quale inizia l’espropriazione immobiliare. Quando si verifica Il pignoramento di un immobile si verifica quando il debitore non è in grado di (o non vuole) pagare i suoi debiti e il creditore ha ottenuto un titolo esecutivo (ad esempio un decreto ingiuntivo o una sentenza di una causa civile o penale) che attesta l’obbligo del debitore di pagare. Beni in comproprietà Quando un’azione esecutiva colpisce integralmente un immobile che il debitore possiede in regime di comunione con altri soggetti, la procedura impone specifici adempimenti formali. In particolare, l’atto di pignoramento deve essere formalmente notificato non solo al debitore esecutato, ma anche a tutti i comproprietari dell’immobile oggetto della procedura. Parallelamente, la nota di trascrizione del pignoramento presso i registri immobiliari deve riportare, tra i soggetti “contro” i quali essa viene eseguita, non solo il debitore principale ma anche tutti i comproprietari del bene. Questa disposizione trova frequente applicazione nel caso dei beni in comunione legale tra coniugi, dove l’immobile, pur essendo pignorato per debiti riferibili a uno solo dei coniugi, richiede il coinvolgimento formale di entrambi nella procedura esecutiva. Tale meccanismo procedurale garantisce la corretta pubblicità dell’azione esecutiva e tutela i diritti di tutti i soggetti coinvolti nella comunione del bene. La vendita all’asta Definizione di asta giudiziaria L’asta giudiziaria si configura come la fase culminante del procedimento esecutivo, finalizzata alla monetizzazione del patrimonio del debitore attraverso un meccanismo di vendita pubblica. La procedura d’asta è strutturata per garantire la massima valorizzazione economica dei beni oggetto di vendita, attraverso un sistema di offerte competitive. Il ricavato dell’alienazione forzosa viene destinato al soddisfacimento, totale o parziale, delle pretese creditorie avanzate sia dai creditori che hanno dato impulso alla procedura esecutiva, sia da quelli che sono successivamente intervenuti nel processo, secondo l’ordine di priorità stabilito dalla legge. L’asta giudiziaria costituisce, pertanto, il punto di equilibrio tra l’interesse del creditore alla realizzazione del proprio diritto e la necessità di garantire che la liquidazione del patrimonio del debitore avvenga secondo criteri di trasparenza e massimizzazione del valore. Documenti ufficiali della vendita I documenti ufficiali della vendita sono: Ordinanza: è il provvedimento con cui il Giudice dell’Esecuzione ordina la vendita del bene all’asta, stabilendone tempi e modalità e ne definisce dettagliatamente l’intero quadro operativo. In particolare, l’ordinanza determina la tempistica della procedura d’asta, stabilendo le date di esperimento dei tentativi di vendita, e ne disciplina le modalità attuative, definendo aspetti quali la base d’asta, le forme di pubblicità, i requisiti per la partecipazione e le condizioni di aggiudicazione. Avviso di vendita: è l’atto redatto e pubblicato dal professionista delegato alla vendita (nominato dal Giudice dell’Esecuzione) che contiene informazioni essenziali come la descrizione del bene, la data e l’ora dell’asta, la sede dell’asta, i requisiti per partecipare e il prezzo base di vendita. Questo documento rappresenta, pertanto, il principale veicolo informativo attraverso cui la procedura esecutiva si apre al mercato, consentendo la più ampia partecipazione dei potenziali acquirenti. Perizia di stima: è il documento redatto da un perito che valuta il valore del bene che sarà messo all’asta. Tipologie di vendita Vendita senza incanto Per partecipare alla vendita senza incanto, è necessario presentare un’offerta in busta chiusa o criptata (se telematica), che non può essere inferiore al 75% del valore base. È obbligatorio allegare una cauzione di almeno il 10% dell’importo offerto. Se ci sono più offerte valide, viene indetta una gara competitiva fra coloro che sono stati ammessi a partecipare, sulla base dell’offerta più alta pervenuta. Nella vendita senza incanto l’aggiudicazione è sempre definitiva. Vendita con incanto Durante una vendita con incanto è necessario presentare una domanda di partecipazione in busta chiusa o criptata (se telematica). Se ci sono più partecipanti, si svolgerà una gara con rilanci minimi prestabiliti. In una vendita con incanto l’aggiudicatario è sempre provvisorio. Ai sensi dell’art. 584 del Codice di Procedura Civile, dopo la gara, si apre un periodo di 10 giorni durante il quale chiunque può presentare una nuova offerta, purché sia superiore di almeno un quinto rispetto al prezzo raggiunto nell’asta. Questa fase, nota come “offerta in aumento del quinto”, permette ulteriori rilanci anche dopo la conclusione dell’asta principale. Se non vengono presentate offerte migliorative nei 10 giorni, l’aggiudicazione diventa definitiva. In caso contrario, viene indetta una nuova gara tra l’aggiudicatario provvisorio e chi ha presentato l’offerta migliorativa, anche gli offerenti al precedente incanto che, entro il termine fissato dal giudice, abbiano integrato la cauzione. Vendita diretta Con la cosiddetta ‘Riforma Cartabia’ (Decreto Legislativo n. 149 del 10 ottobre 2022) sono stati inseriti nel codice di procedura civile due nuovi articoli, il 568 bis e il 569 bis, che permettono ora al soggetto esecutato di inoltrare richiesta al Giudice dell’Esecuzione per effettuare autonomamente la vendita dell’immobile sottoposto a pignoramento, a patto che il corrispettivo non sia inferiore al valore stabilito dal perito nella sua relazione. Finanziamento e spese Possibilità di richiedere un mutuo È possibile richiedere un mutuo per comprare un immobile all’asta. È stata definita tra l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e i Tribunali una “Convenzione per l’erogazione dei mutui agli aggiudicatari”, in virtù della quale la stipula dell’atto di mutuo con concessione dell’ipoteca avviene contestualmente al decreto di trasferimento. Spese che gravano sul bene in vendita Consultando la perizia di stima del bene, è possibile verificare se ci sono eventuali formalità o vincoli che gravano sul bene, opere abusive, spese di gestione o manutenzione, e spese condominiali non pagate. Modalità di partecipazione alle aste Chi può partecipare Qualsiasi persona fisica o giuridica, ad eccezione del debitore e dei soggetti di cui all’articolo 1471 del codice civile, può partecipare all’asta personalmente o a mezzo di mandatario munito di procura speciale. Aste telematiche Vendita sincrona telematica Una vendita sincrona telematica è una tipologia di vendita che si svolge interamente online, in cui il referente della procedura e tutti gli offerenti sono connessi contemporaneamente da remoto. Vendita sincrona mista Una vendita sincrona mista consente la presentazione delle offerte, la partecipazione e la possibilità di effettuare rilanci sia in modalità telematica che in presenza fisica davanti al referente della vendita. Vendita asincrona telematica La vendita asincrona telematica si riferisce ad un processo di vendita che si svolge online in un periodo temporale prestabilito durante il quale è sempre possibile effettuare i rilanci. Strumenti necessari per le vendite telematiche Per partecipare alle vendite telematiche gestite secondo le modalità tecniche del D.M. n. 32/2015 sono necessari due strumenti principali: la firma digitale e la PEC. Dopo l’aggiudicazione Versamento del saldo La normativa prevede che il versamento del saldo debba avvenire nel rispetto del termine perentorio stabilito nell’ordinanza di vendita emessa dal Giudice dell’Esecuzione. In assenza di specifiche disposizioni, tale termine è fissato in 120 giorni decorrenti dalla data di aggiudicazione definitiva. Tuttavia, questo intervallo temporale può subire variazioni in due ipotesi: qualora l’ordinanza di vendita preveda espressamente un termine più breve, oppure nel caso in cui sia lo stesso offerente a indicare, in sede di presentazione dell’offerta, la propria disponibilità ad effettuare il pagamento in un arco temporale inferiore. Il mancato rispetto del termine per il versamento del saldo prezzo determina conseguenze gravose per l’aggiudicatario inadempiente: la decadenza dall’aggiudicazione, con conseguente inefficacia del trasferimento del bene, e la perdita della cauzione precedentemente versata, che viene incamerata dalla procedura a titolo di penale e altre severe conseguenze le cui reali dimensioni trascendono significativamente la comune percezione diffusa tra gli operatori del settore e i potenziali acquirenti. Questo rigoroso meccanismo sanzionatorio è posto a tutela dell’efficienza della procedura esecutiva e dell’affidamento dei creditori sulla tempestiva conclusione della fase liquidatoria. Conclusione L’espropriazione immobiliare è una procedura complessa che richiede una buona conoscenza delle normative e delle procedure. Questo articolo ha fornito una panoramica generale, ma per casi specifici è sempre consigliabile consultare un professionista del settore. Perché scegliere un avvocato con esperienza nelle aste giudiziarie? La scelta di affidarsi a un avvocato con esperienza in aste giudiziarie, come l’Avvocato Andrea Rossolini, Professionista Delegato del Tribunale di Ancona ex art. 179-ter delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, offre vantaggi sostanziali che derivano direttamente dai principi deontologici ed etici che regolano la professione forense: 1. Obbligo di indipendenza e assenza di conflitti di interesse L’avvocato è tenuto per legge e per codice deontologico a operare nell’esclusivo interesse del proprio cliente. Questo significa che, a differenza di altri intermediari che potrebbero rappresentare contemporaneamente più acquirenti interessati allo stesso immobile, l’avvocato garantisce una rappresentanza esclusiva e leale, senza conflitti di interesse. 2. Obbligo di riservatezza e segreto professionale Le informazioni condivise con un avvocato sono protette dal segreto professionale. Questo permette al cliente di discutere apertamente la propria strategia d’acquisto, la disponibilità economica e altri dettagli sensibili, con la certezza che tali informazioni non saranno utilizzate a suo svantaggio o condivise con terzi. 3. Responsabilità professionale e assicurazione obbligatoria Gli avvocati sono soggetti a responsabilità professionale e devono obbligatoriamente stipulare un’assicurazione che tutela i clienti in caso di errori. Questo offre una garanzia concreta che altri intermediari potrebbero non fornire con lo stesso livello di protezione. 4. Esperienza e Formazione giuridica continua La professione forense richiede un aggiornamento costante. Un avvocato con esperienza in aste giudiziarie, come l’Avvocato Rossolini, possiede una formazione giuridica approfondita che gli consente di interpretare correttamente la complessa normativa che regola le procedure esecutive. 5. Rapporto professionale con gli organi della procedura Nel contesto di una procedura giudiziaria, la figura dell’avvocato si distingue nettamente dagli altri operatori del settore immobiliare. Un avvocato ha un rapporto professionale e qualificato con tutti gli attori coinvolti nella procedura (custode, delegato alle vendite, esperto stimatore, giudice delle esecuzioni). Questo facilita la comunicazione e la risoluzione di eventuali problematiche e criticità emergente durante l’iter procedurale. Perché scegliere un avvocato con esperienza nelle aste giudiziarie? “Perché dovrei pagare per un servizio che potrei gestire autonomamente?” È una domanda legittima, ma che sottovaluta i rischi concreti delle procedure d’asta. Gli immobili vengono venduti “nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano”, senza garanzie per eventuali vizi. Questo significa che: La valutazione preliminare richiede competenze specifiche Un avvocato con esperienza sa interpretare correttamente l’avviso di vendita e la perizia, individuando potenziali criticità che potrebbero sfuggire a un occhio non esperto. Gli errori formali possono essere fatali La principale causa di esclusione dalle aste è rappresentata da errori nella presentazione della domanda. Un avvocato garantisce la correttezza formale di tutti i documenti. Le decisioni emotive possono compromettere l’investimento Durante un’asta, l’emotività può portare a scelte irrazionali. Un professionista legale offre una valutazione oggettiva e distaccata, basata su criteri giuridici ed economici. Le implicazioni fiscali richiedono una valutazione esperta L’acquisto all’asta ha specifiche implicazioni fiscali che, se non correttamente gestite, possono ridurre significativamente la convenienza dell’operazione. La fase post-aggiudicazione presenta numerose complessità Dopo l’aggiudicazione, è necessario gestire il saldo del prezzo, il decreto di trasferimento e l’eventuale liberazione dell’immobile. Le reali dimensioni trascendono significativamente la comune percezione diffusa tra gli operatori del settore e i potenziali acquirenti. Un avvocato garantisce che queste fasi si svolgano nel rispetto della legge e a tutela dell’acquirente. L’esperienza dell’Avvocato Andrea Rossolini L’Avvocato Andrea Rossolini, in qualità di Professionista Delegato del Tribunale di Ancona ex art. 179-ter (norma che regola l’elenco dei professionisti autorizzati dal tribunale a gestire le operazioni di vendita nelle procedure esecutive), offre una consulenza qualificata che si distingue per: Conoscenza approfondita delle procedure esecutive Capacità di valutare correttamente il rapporto rischio/opportunità Assistenza completa in tutte le fasi della procedura Tutela degli interessi del cliente secondo i più elevati standard deontologici Pur operando prevalentemente per le aste del Tribunale di Ancona, l’Avvocato Rossolini estende la propria consulenza alle procedure esecutive su tutto il territorio nazionale, garantendo sempre lo stesso livello di professionalità e competenza. Conclusioni La scelta di affidarsi a un avvocato con esperienza in aste giudiziarie non rappresenta semplicemente un costo aggiuntivo, ma un investimento nella sicurezza e nella qualità dell’acquisto. I principi deontologici ed etici che regolano la professione forense garantiscono un livello di tutela che altri intermediari non possono offrire, rendendo questa scelta preferibile sotto molteplici aspetti. L’Avvocato Andrea Rossolini, con la sua esperienza come Professionista Delegato del Tribunale di Ancona, rappresenta un punto di riferimento per chi desidera partecipare alle aste immobiliari con la certezza di essere assistito secondo i più elevati standard professionali. Consulenza e Assistenza Legale 🎯Analisi immediata del caso specifico;🎯 Strategia processuale personalizzata;🎯Tutela completa dei vostri diritti. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio o prenotare una consulenza legale on-line:  Per richiedere un appuntamento con me: Consulenza Legale in Studio Consulenza Legale On-Line Per appuntamenti e informazioni, potete contattare il mio studio legale. Tag: #AssistenzaAsteAncona #AvvocatoAsteAncona #AsteAncona #AsteChiaravalle #AsteSenigallia #CasaAstaAncona #CasaAstaSenigallia #CasaAstaSirolo #CasaAstaNumana #CasaAsta #AsteGiudiziarieAncona #AssistenzaLegaleAncona #ConsulenzaLegaleAncona […] Read more…
La responsabilità delle banche nelle frodi informatiche (c.d. Phishing): analisi della sentenza Cassazione n. 3780/2024La responsabilità delle banche nelle frodi informatiche (c.d. Phishing): analisi della sentenza Cassazione n. 3780/2024
19/05/2025Introduzione La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 3780 del 12 febbraio 2024 rappresenta un importante precedente in materia di responsabilità degli istituti bancari e dei prestatori di servizi di pagamento nelle frodi informatiche. Il caso riguarda un’operazione fraudolenta effettuata sulla carta prepagata di un utente, vittima di phishing. Il caso Un utente ha ricevuto una email apparentemente proveniente dalla propria banca che lo invitava a cambiare la password del proprio conto. Seguendo il link contenuto nella mail e inserendo le proprie credenziali, l’utente ha successivamente riscontrato un addebito non autorizzato di € 2.900 a favore di “xxxx Paris Fra”. Trattasi di un caso di phishing. Dopo il rifiuto della banca di rimborsare la somma, l’utente ha avviato un’azione legale. Il Giudice di Pace ha inizialmente rigettato la domanda, ma il Tribunale di Paola, in appello, ha accolto il ricorso dell’utente condannando la banca al risarcimento. I principi stabiliti dalla Cassazione La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della banca, confermando alcuni principi fondamentali: Responsabilità contrattuale della banca: La responsabilità della banca per operazioni effettuate tramite strumenti elettronici è di natura contrattuale. Diligenza tecnica professionale: Al prestatore di servizi è richiesta una diligenza di natura tecnica, da valutarsi con il parametro dell’”accorto banchiere”. Onere della prova: Mentre il cliente deve solo provare la fonte del proprio diritto, è la banca a dover dimostrare di aver adottato misure adeguate per garantire la sicurezza del servizio. Rischio d’impresa: La possibilità di sottrazione fraudolenta dei codici attraverso tecniche come il phishing rientra nel rischio d’impresa del prestatore di servizi. Implicazioni pratiche Questa sentenza ha importanti implicazioni per: Istituti bancari e prestatori di servizi: Devono implementare soluzioni tecniche adeguate per prevenire frodi, come sistemi di alert via SMS per confermare operazioni. Utenti: Sebbene la sentenza tuteli i consumatori, resta fondamentale adottare comportamenti prudenti nella gestione delle proprie credenziali online. Conclusioni La sentenza conferma l’orientamento della giurisprudenza italiana verso una maggiore tutela dei consumatori nei casi di frodi informatiche (c.d. phishing), ponendo sugli istituti bancari l’onere di dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza delle operazioni online. Il principio secondo cui il rischio di frodi informatiche rientra nel “rischio d’impresa” del prestatore di servizi rappresenta un importante precedente che potrebbe influenzare future decisioni in casi simili, incentivando gli istituti bancari a investire maggiormente nella sicurezza informatica e nella prevenzione delle frodi. La mia attività professionale come avvocato penalista ad Ancona Come Avvocato Cassazionista con esperienza in diritto penale e diritto civile, esercito la mia professione davanti al Tribunale e alla Corte d’Appello di Ancona, garantendo ai miei assistiti una difesa tecnica aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali nazionali ed europee. Se avete bisogno di assistenza legale in materia penale e civile (risarcimento danni da phishing), sono a vostra disposizione per una consulenza personalizzata presso il mio studio legale ad Ancona o on-line a questo link, dove potrete ricevere un’assistenza professionale e aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio. […] Read more…
Contraffazione dei Marchi di Lusso ‘tridimensionali’, l’onere probatorio i confini tra Processo Penale e Processo Civile.Contraffazione dei Marchi di Lusso ‘tridimensionali’, l’onere probatorio i confini tra Processo Penale e Processo Civile.
12/05/2025Una Sentenza Innovativa che Ridisegna i Confini tra Processo Penale e Civile La Suprema Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 14578 del 14 aprile 2025, ha annullato una decisione della Corte d’Appello di Ancona, stabilendo importanti principi sia in materia di contraffazione di marchi celebri sia, soprattutto, sui criteri di valutazione della responsabilità civile quando il reato è prescritto. La decisione, che ha visto come difensore dell’imputato l’Avvocato Cassazionista Andrea Rossolini del Foro di Ancona, rappresenta un punto di svolta nella giurisprudenza italiana. La Valutazione della Corte di Cassazione sulla Decisione della Corte d’Appello di Ancona La Cassazione ha rilevato come la Corte d’Appello di Ancona non abbia fornito “una motivazione adeguata in conformità ai richiamati principi”. In particolare, la Corte territoriale, pur venendo in rilievo marchi celebri che godono di una tutela rafforzata, “ha trascurato di approfondire – in conformità ai criteri probatori rilevanti per la prova dell’illecito civile a fronte dell’intervenuta prescrizione del reato contestato – se i prodotti avessero delle caratteristiche peculiari tali, non solo nella forma, ma anche, ad esempio, nei colori, nelle rifiniture e nei materiali utilizzati, da poterli univocamente ed in concreto ricondurre a quelle proprie dei marchi che sarebbero stati da essi rappresentati”. La Suprema Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello di Ancona si sia limitata ad affermare che l’illecito era integrato perché erano riprodotte la tipologia, la forma e le dimensioni delle borse di marchi celebri, senza un’adeguata analisi delle caratteristiche specifiche dei prodotti. L’Evoluzione Giurisprudenziale: Dal Principio “Tettamanti” alla Sentenza della Corte Costituzionale La sentenza dedica ampio spazio all’evoluzione giurisprudenziale sui criteri di valutazione della responsabilità civile quando il reato è prescritto. La Cassazione ripercorre il cammino dal principio “Tettamanti” (Sezioni Unite n. 35490/2009) fino alla fondamentale sentenza della Corte Costituzionale n. 182/2021, che ha ridefinito i parametri di valutazione. Il Superamento del Principio “Tettamanti” Le Sezioni Unite, con la sentenza “Tettamanti”, avevano stabilito che il giudice d’appello, intervenuta la prescrizione del reato, dovesse valutare il compendio probatorio ai fini delle statuizioni civili secondo i criteri penalistici, e che il proscioglimento nel merito prevalesse sulla causa estintiva anche in caso di prove insufficienti o contraddittorie. La Svolta della Corte Costituzionale: La Sentenza n. 182/2021 La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 182/2021, ha fornito un’interpretazione adeguatrice dell’art. 578 c.p.p., chiarendo che: “Una volta intervenuta in appello l’estinzione del reato per il quale l’imputato era stato condannato nel giudizio di primo grado, la possibilità di confermare o disporre il risarcimento del danno in favore della parte civile non si correla all’accertamento di un fatto di reato in forza della regola dell’al di là di ogni ragionevole dubbio, di matrice penalistica, bensì di un illecito civile in virtù della regola civilistica del ‘più probabile che non’.” Questa interpretazione costituzionalmente orientata ha lo scopo di bilanciare due esigenze fondamentali: Evitare che cause estintive del reato possano frustrare il diritto al risarcimento della persona danneggiata Rispettare la presunzione di innocenza, principio fondante del nostro sistema penale Il Nuovo Standard Probatorio: Dal “Oltre Ogni Ragionevole Dubbio” al “Più Probabile Che Non” La Cassazione sottolinea le profonde differenze tra i due standard probatori: Lo Standard Penalistico: “Oltre Ogni Ragionevole Dubbio” Richiede una valutazione complessiva degli elementi probatori La responsabilità deve essere accertata con un alto grado di credibilità razionale Le ipotesi alternative devono essere prive di qualsiasi concreto riscontro Lo Standard Civilistico: “Più Probabile Che Non” Si basa sulla probabilità relativa Richiede un’analisi specifica di tutte le risultanze probatorie del singolo processo Il nesso causale può essere affermato sulla base di una prova che lo renda semplicemente probabile Non è necessaria una certezza assoluta La Nuova Metodologia di Valutazione per il Giudice d’Appello La sentenza delinea con precisione la metodologia che il giudice d’appello deve seguire quando, come nel caso in esame, il reato è prescritto: Valutare se la condotta abbia provocato un “danno ingiusto” secondo l’art. 2043 cod. civ. In caso di ipotesi positiva e negativa, scegliere quella con maggiori probabilità In caso di ipotesi alternative, eliminare prima quelle meno probabili Selezionare l’ipotesi che abbia ricevuto il maggior grado di conferma dalle circostanze di fatto Considerare qualità, quantità, attendibilità e coerenza delle prove disponibili Inoltre, come precisato dalla recente sentenza “Calpitano” (Sezioni Unite n. 36208/2024), il giudice penale d’appello “non deve limitarsi a prendere atto della causa estintiva, ma è comunque tenuto a valutare, anche a fronte di prove insufficienti o contraddittorie, la sussistenza dei presupposti per l’assoluzione nel merito.” Il Caso Specifico: La Tutela dei Marchi Rinomati tridimensionali Nel merito della questione, la Cassazione ha stabilito un importante principio sulla tutela dei marchi rinomati: “Integra il reato di cui all’art. 473 cod. pen. anche la riproduzione della tipologia, della forma e delle dimensioni di un prodotto appartenente un marchio ‘rinomato’, ove pure tale marchio non venga riprodotto nel prodotto medesimo, a condizione che si accerti che la suddetta riproduzione abbia caratteristiche idonee a trasferire sul prodotto oggetto dell’imitazione il potere di individuazione dell’originale.” La Corte ha riconosciuto che i marchi celebri (nel caso specifico Balenciaga, Hermes, Stella McCartney, Celine e Yves Saint Laurent) godono di una tutela rafforzata che va oltre la mera riproduzione del marchio, estendendosi anche alle caratteristiche tridimensionali del prodotto, ma a determinate condizioni. ‘nella giurisprudenza di questa Corte, con riguardo a una fattispecie analoga a quella per cui è processo, è stato affermato che, ai fini della configurabilità del reato di contraffazione ed alterazione di marchi o segni distintivi (art. 473 cod. pen.), deve escludersi la rilevanza del marchio cosiddetto tridimensionale, quando lo stesso sia composto unicamente da elementi privi di carattere distintivo rispetto ai prodotti o servizi ai quali si riferisce, presentando forme usuali allo specifico settore di appartenenza del prodotto, senza inserire il marchio della casa produttrice del prodotto simile (Sez. 2, n. 13396 del 23/03/2011, Pescini, Rv. 250047 – 01). Del resto, già nella tradizionale giurisprudenza delle Sezioni Civili, la tutela dei marchi tridimensionali è stata riconosciuta nelle sole ipotesi di forme non consuete (Sez. 1 civ., n. 3333 del 21/05/1981, Rv. 413906 – 01) ovvero, più in generale, di caratteristiche tali da avere un potere di individuazione originale del prodotto (Sez. 1 civ., n. 549 del 29/03/1965, Rv. 310993 – 01).“ Le Conseguenze Pratiche della Sentenza Cassazione Penale 14578 del 14 aprile 2025 Questa decisione ha importanti implicazioni sia per i titolari di marchi rinomati sia per la prassi giudiziaria: Per i titolari di marchi rinomati: in determinate condizioni, si amplia la tutela contro forme di contraffazione “sofisticate” che riproducono solo le caratteristiche tridimensionali del prodotto Per i giudici d’appello: si stabilisce un preciso standard probatorio e metodologico per valutare la responsabilità civile quando il reato è prescritto Per gli imputati: si garantisce il rispetto della presunzione di innocenza anche quando permane l’azione civile La mia attività professionale come avvocato penalista ad Ancona Come Avvocato Cassazionista con esperienza in diritto penale, esercito la mia professione davanti al Tribunale e alla Corte d’Appello di Ancona, garantendo ai miei assistiti una difesa tecnica aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali nazionali ed europee, come dimostra questa importante sentenza della Cassazione che ho seguito personalmente. La mia esperienza nel campo del diritto penale, con particolare attenzione ai reati contro la proprietà intellettuale e industriale, mi consente di offrire un’assistenza qualificata in procedimenti complessi come quello oggetto della sentenza in esame. La difesa in Cassazione richiede competenze specifiche e una profonda conoscenza dei principi giuridici elaborati dalla giurisprudenza di legittimità. Oltre ai procedimenti in materia di contraffazione, mi occupo di difesa in processi per maltrattamenti, stalking e altri reati, sempre con un approccio attento alle esigenze del cliente e alle peculiarità del caso concreto. Se avete bisogno di assistenza legale in materia penale, sono a vostra disposizione per una consulenza personalizzata presso il mio studio legale ad Ancona, dove potrete ricevere un’assistenza professionale e aggiornata alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. 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L’Assegno Unico nel Patrocinio a Spese dello Stato: Una Guida Completa.L’Assegno Unico nel Patrocinio a Spese dello Stato: Una Guida Completa.
10/05/2025L’assegno unico universale rappresenta una prestazione economica che deve essere obbligatoriamente indicata nella domanda di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Analizziamo nel dettaglio perché questo contributo deve essere dichiarato e come influisce sul calcolo del reddito per l’accesso al beneficio. Perché va dichiarato l’Assegno Unico? La Cassazione penale ha chiarito che nella determinazione del reddito per il patrocinio a spese dello Stato rilevano non solo i redditi imponibili IRPEF, ma anche: Redditi esenti da IRPEF Redditi soggetti a ritenuta alla fonte Redditi soggetti ad imposta sostitutiva Qualsiasi risorsa economica di cui il richiedente disponga L’assegno unico, essendo una prestazione sociale erogata dall’INPS, rientra tra i redditi che devono essere considerati nel calcolo complessivo, anche se esente da IRPEF. Il precedente giurisprudenziale: la sentenza della Corte Cassazione penale n. 39067/2012 Un importante precedente giurisprudenziale è rappresentato dalla sentenza della Cassazione penale Sez. IV n. 39067 del 4 ottobre 2012, che ha affrontato specificamente la questione degli assegni familiari (predecessori dell’attuale assegno unico). In questa sentenza, la Corte ha respinto la tesi secondo cui gli assegni per il nucleo familiare potessero essere omessi dall’istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato in quanto non concorrenti a formare la base imponibile ai fini dell’IRPEF. La Cassazione ha chiarito che: “La sentenza di non luogo a procedere del gup si basa sulla circostanza che le somme non indicate nella istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato sono rappresentate da assegni per il nucleo familiare che, a norma della Legge 13 maggio 1988, n. 153, articolo 2, comma 11 non concorrono a formare la base imponibile ai fini dell’imposta sul reddito; si ritiene pertanto giustificata la scelta dell’imputato di non indicare tali somme nemmeno nell’istanza di ammissione di cui si discute. Come correttamente rilevato dal Procuratore ricorrente la tesi non puo’ essere condivisa atteso che il preciso e chiaro disposto del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, articolo 76, comma 3 impone di indicare nella istanza di ammissione anche i redditi esentati dal computo i fini dell’IRPEF, redditi che, pur non essendo tassati, concorrono tuttavia a determinare il limite di reddito previsto per l’ammissione al patrocinio“ Questa pronuncia costituisce un precedente fondamentale che si applica pienamente anche all’assegno unico universale, confermando l’obbligo di dichiararlo nell’istanza di ammissione al patrocinio. Come influisce sul calcolo del reddito rilevante ai fini della Ammissione al Gratuito Patrocinio? La giurisprudenza più recente ha ribadito alcuni principi fondamentali: Va considerata ogni componente reddituale, sia diretta che sostitutiva Le prestazioni sociali come l’assegno unico sono espressive di capacità economica Il reddito va calcolato considerando tutte le entrate effettivamente percepite nel periodo di riferimento Conseguenze dell’omessa dichiarazione Assegno Unico? La mancata indicazione dell’assegno unico nell’istanza può comportare serie conseguenze: Revoca dell’ammissione al beneficio se il reddito totale supera i limiti previsti Possibili conseguenze penali per false dichiarazioni Obbligo di restituire le spese sostenute dallo Stato È importante sottolineare che, come stabilito dalla Cassazione, l’errore sulla nozione di reddito rilevante non esclude la responsabilità del dichiarante. Quando va dichiarato l’Assegno Unico? L’assegno unico deve essere dichiarato: Nel momento della presentazione dell’istanza Considerando l’importo percepito nell’anno di riferimento Includendolo nel calcolo del reddito familiare complessivo Come calcolare correttamente il reddito? Secondo la Corte di Cassazione, nel calcolo vanno inclusi: Redditi imponibili risultanti dall’ultima dichiarazione Prestazioni sociali (incluso l’assegno unico) Redditi esenti o soggetti a tassazione separata Ogni altra entrata economicamente rilevante Consigli pratici per la compilazione dell’istanza Per una corretta compilazione dell’istanza, è consigliabile: Raccogliere tutta la documentazione relativa all’assegno unico Sommare l’importo totale percepito nell’anno di riferimento Includere l’importo nel calcolo del reddito complessivo Conservare la documentazione INPS attestante gli importi ricevuti Conclusioni L’assegno unico rappresenta una componente fondamentale del reddito ai fini del patrocinio a spese dello Stato. La sua corretta dichiarazione è essenziale per: Garantire la validità dell’istanza Evitare future contestazioni Assicurare una valutazione accurata della condizione economica Prevenire possibili conseguenze negative La trasparenza e completezza nella dichiarazione di tutte le componenti reddituali, incluso l’assegno unico, è fondamentale per accedere legittimamente al beneficio del patrocinio a spese dello Stato. Il Patrocinio a Spese dello Stato e la mia attività professionale di Avvocato Foro di Ancona Come avvocato specializzato in diritto di famiglia e di diritto penale ad Ancona, offro consulenza e assistenza legale in tutti i procedimenti di separazione e divorzio, maltrattamenti, stalking garantendo un approccio aggiornato alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali nazionali ed europee. Il “Gratuito Patrocinio”, il “libero patrocinio” o meglio, il Patrocinio a Spese dello Stato è un istituto giuridico previsto dall’ordinamento italiano per garantire l’esercizio del diritto di difesa, come sancito dall’art. 24, comma 3 della Costituzione: «Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione». Se avete bisogno di assistenza legale e ritenete di avere i requisiti per accedere al patrocinio a spese dello Stato, sono a vostra disposizione per valutare tutti gli aspetti della vostra situazione, incluse le questioni relative alla corretta dichiarazione della domanda. Per appuntamenti e informazioni, potete contattare il mio studio legale che opera nel Foro di Ancona. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio. […] Read more…
Sentenza storica della Corte europea dei diritti dell’uomo: il rifiuto di rapporti sessuali non può essere motivo di addebito nel divorzioSentenza storica della Corte europea dei diritti dell’uomo: il rifiuto di rapporti sessuali non può essere motivo di addebito nel divorzio
26/04/2025La recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 23 gennaio 2025 segna un punto di svolta fondamentale nella giurisprudenza in materia di diritto di famiglia. La Corte ha stabilito che considerare il rifiuto di rapporti sessuali come motivo di addebito della separazione o del divorzio viola l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che tutela il diritto al rispetto della vita privata. Il caso H.W. c. Francia: i fatti Il caso riguarda una donna francese che, dopo aver chiesto il divorzio dal marito nel 2012, si è vista addebitare la colpa esclusiva della fine del matrimonio dalla Corte d’Appello di Versailles. La motivazione? Aver “rifiutato continuamente, a partire dal 2004, di intrattenere relazioni intime con il marito”, nonostante la donna avesse giustificato tale rifiuto con problemi di salute. La Corte d’Appello aveva ritenuto che tale comportamento costituisse “una violazione grave e ripetuta dei doveri e degli obblighi del matrimonio che rende intollerabile il mantenimento della vita comune”. La Corte di Cassazione francese aveva poi respinto il ricorso della donna. La decisione della Corte EDU La Corte Europea ha ritenuto che la riaffermazione del “dovere coniugale” e la pronuncia del divorzio per colpa esclusiva della ricorrente costituiscano un’interferenza ingiustificata con il suo diritto al rispetto della vita privata, la sua libertà sessuale e il suo diritto di disporre del proprio corpo. Secondo la Corte, l’esistenza stessa di un “obbligo matrimoniale” che impone rapporti sessuali è contraria: alla libertà sessuale al diritto di disporre del proprio corpo al dovere positivo degli Stati di prevenire la violenza domestica e sessuale La Corte ha sottolineato che “il consenso deve riflettere la libera volontà di avere un determinato rapporto sessuale, nel momento in cui si verifica e tenendo conto delle sue circostanze”, e che il consenso al matrimonio non implica il consenso a futuri rapporti sessuali. Rilevanza per il diritto italiano Questa sentenza ha importanti implicazioni anche per il diritto italiano. Sebbene il nostro ordinamento non preveda esplicitamente un “dovere coniugale” nei termini della giurisprudenza francese, la questione del rifiuto dei rapporti sessuali come possibile causa di addebito della separazione è stata oggetto di diverse pronunce giurisprudenziali. Nel nostro sistema, l’art. 143 del Codice Civile stabilisce che “dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione”. La giurisprudenza italiana ha talvolta interpretato questi obblighi includendo anche aspetti relativi alla sfera intima dei coniugi. Alla luce della sentenza della Corte EDU, è ora chiaro che tale interpretazione deve essere rivista: il rifiuto di rapporti sessuali, in quanto espressione della libertà sessuale e del diritto di disporre del proprio corpo, non può costituire di per sé una violazione dei doveri matrimoniali tale da giustificare l’addebito della separazione. Conseguenze pratiche per le separazioni e i divorzi Per chi affronta una separazione o un divorzio, questa sentenza rappresenta un importante precedente. Non sarà più possibile fondare una richiesta di addebito sul solo rifiuto di rapporti sessuali da parte del coniuge. Nei procedimenti di separazione e divorzio sarà necessario: Valutare con attenzione le reali cause della crisi coniugale Considerare che la libertà sessuale è un diritto fondamentale che non viene meno con il matrimonio Ricordare che il consenso ai rapporti intimi deve essere libero e attuale Consulenza legale specializzata Come avvocato specializzato in diritto di famiglia ad Ancona, offro consulenza e assistenza legale in tutti i procedimenti di separazione e divorzio, garantendo un approccio aggiornato alle più recenti evoluzioni giurisprudenziali nazionali ed europee. La tutela dei diritti fondamentali, inclusa la libertà sessuale, è un aspetto centrale della mia pratica professionale. Se state affrontando una separazione o un divorzio e avete bisogno di assistenza legale, sono a vostra disposizione per una consulenza personalizzata che tenga conto di tutti gli aspetti della vostra situazione. Per appuntamenti e informazioni, potete contattare il mio studio legale ad Ancona. Questo articolo ha scopo informativo e non costituisce consulenza legale. Per un parere professionale sul vostro caso specifico, vi invito a contattare il mio studio. […] Read more…
Le sentenze inventate o inesistenti ovvero le c.d. allucinazioni giurisprudenziali dell’intelligenza artificiale (AI): il caso ChatGPT al Tribunale di Firenze.Le sentenze inventate o inesistenti ovvero le c.d. allucinazioni giurisprudenziali dell’intelligenza artificiale (AI): il caso ChatGPT al Tribunale di Firenze.
07/04/2025TRIBUNALE ORDINARIO DI FIRENZE SEZIONE IMPRESE Il Tribunale delle Imprese, in composizione collegiale, nelle persone dei magistrati: dott. Alessandro Ghelardini Presidentedott.ssa Laura Maione Giudicedott.ssa Stefania Grasselli Giudice relatore nel procedimento per reclamo iscritto al n. 11053/2024 R.G. promosso da (…) RECLAMANTE contro (…) ALTRI RECLAMATI avente ad oggetto: Sequestro (art. 129 c.p.i.) ha emesso la seguente ORDINANZA (…). Si ritiene infine che debba essere rigettata la richiesta di condanna di C° ex art. 96 c.p.c. avanzata da (…) a seguito dell’indicazione, in sede di comparsa di costituzione, di sentenze inesistenti, ovvero il cui contenuto reale non corrisponde a quello riportato. A seguito delle note all’uopo autorizzate (occorre peraltro specificare come non possano essere considerate le parti inerenti al merito della vertenza inserite nella nota di replica depositata dal reclamante, essendo le note state espressamente autorizzate “sulla sola questione inerente i precedenti giurisprudenziali oggi contestati”, altrimenti ledendo il principio del contraddittorio), il difensore della società costituita ha dichiarato che i riferimenti giurisprudenziali citati nell’atto sono stati il frutto della ricerca effettuata da una collaboratrice di studio mediante lo strumento dell’intelligenza artificiale “ChatGPT“, del cui utilizzo il patrocinatore in mandato non era a conoscenza. L’IA avrebbe dunque generato risultati errati che possono essere qualificati con il fenomeno delle cc.dd. allucinazioni di intelligenza artificiale, che si verifica allorché l’IA inventi risultati inesistenti ma che, anche a seguito di una seconda interrogazione, vengono confermati come veritieri. In questo caso, lo strumento di intelligenza artificiale avrebbe inventato dei numeri asseritamente riferibili a sentenze della Corte di Cassazione inerenti all’aspetto soggettivo dell’acquisto di merce contraffatta il cui contenuto, invece, non ha nulla a che vedere con tale argomento. La reclamata, pur riconoscendo l’omesso controllo sui dati così ottenuti, ha chiesto lo stralcio di tali riferimenti, ritenendo già sufficientemente fondata la propria linea difensiva. Sul punto, il reclamante ha rilevato l‘errore di verifica della veridicità delle ricerche effettuate e, sottolineando l’abusivo utilizzo dello strumento processuale, ha chiesto la condanna di controparte ex art. 96 c.p.c. per aver in questo modo influenzato la decisione del collegio. Occorre rilevare come l’indicazione di tali riferimenti giurisprudenziali sia stata posta a fondamento della tesi ab origine sostenuta dalla (…), proposta quindi a supporto di una struttura difensiva rimasta immutata sin dal primo grado del giudizio ed oggettivamente non finalizzata ad influenzare il collegio, appuntandosi piuttosto su quanto già indicato, in senso analogo, anche nelle decisioni di prime cure, in ordine all’assenza dell’elemento soggettivo della malafede dei dettaglianti, elemento sulla base del quale non sono state a loro estese le misure cautelari. In particolare, quanto all’applicazione del comma 1 del cit. art. 96 c.p.c., in linea generale si ritiene che abbia natura extracontrattuale, poiché “richiede pur sempre la prova, incombente sulla parte istante, sia dell’an e sia del quantum debeatur, o comunque postula che, pur essendo la liquidazione effettuabile di ufficio, tali elementi siano in concreto desumibili dagli atti di causa” (cfr. Cass., sez. L, sentenza n. 9080 del 15 aprile 2013) e, “pur recando in sé una necessaria indeterminatezza quanto agli effetti lesivi immediatamente discendenti dall’improvvida iniziativa giudiziale, impone, comunque, una, sia pur generica, allegazione della direzione dei supposti danni” (cfr. Cass., sez. II, sentenza n. 7620 del 26 marzo 2013). In applicazione di tali principi nel caso di specie, la domanda non può essere accolta, in quanto il reclamante non ha spiegato alcuna allegazione, neppur generica, dei danni subiti a causa dell’attività difensiva espletata della controparte. Questo tribunale ritiene del pari non applicabile il comma 3 dell’art. 96 c.p.c., la cui ratio deve individuarsi nel disincentivare l’abuso del processo o comportamenti strumentali alla funzionalità del servizio giustizia ed in genere al rispetto della legalità sostanziale; tale fattispecie deve inoltre intendersi come species dei primi due commi, per cui non si può prescindere dalla condotta posta in essere con mala fede o colpa grave né dall’abusività della condotta processuale. Ora, fermo restando il disvalore relativo all’omessa verifica dell’effettiva esistenza delle sentenze risultanti dall’interrogazione dell’IA (…), sin dal primo grado ha fondato la sua propria strategia difensiva sull’assenza di malafede nell’aver commercializzato le magliette raffigurante le vignette di (…) elemento che poi si era già trovato nel decreto emesso inaudita altera parte e che ha trovato riscontro anche nella successiva ordinanza cautelare. L’indicazione di estremi di legittimità nel giudizio di reclamo ad ulteriore conferma della linea difensiva già esposta dalla (…) si può quindi considerare diretta a rafforzare un apparato difensivo già noto e non invece finalizzata a resistere in giudizio in malafede, conseguendone la non applicabilità delle disposizioni di cui all’art. 96 c.p.c.. 4. Le spese di lite Le spese di lite seguono il principio della soccombenza, per cui tutti i reclamati, anche contumaci, devono essere condannati in solido a rifondere al reclamante le spese da questi sostenute, con conseguente revoca della disposizione inerente al pagamento delle spese da parte di (…) in favore di (…). Quindi, le spese di lite vengono liquidate per come indicato in dispositivo, tenuto conto del valore della controversia (indeterminabile – complessità media) e dell’attività difensiva espletata (scaglione medio per le fasi di studio ed introduttiva e minimo per quelle istruttoria, essendo stata solo documentale, e decisionale, essendosi celebrata una sola udienza) sulla base dei parametri di cui al D.M. Giustizia 10 aprile 2014 n. 55, aggiornati al D.M. n. 147 del 13/08/2022. (…) […] Read more…
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